...perche' "cose da fare" e' troppo mainstream u.u
E' novembre e' sono in ritardo per parecchi obiettivi che mi ero prefissato.
Orlando
La stesura del commentario umoristico sull'Orlando e' complicata. Un conto e' scrivere su un blog, un conto e' pensare di tirar fuori qualcosa che abbia una remota apparenza di pubblicabilita'. Pero' mi sto divertendo. L'Ariosto era avanti secoli, avanti al punto che il mondo ancora non l'ha raggiunto.
Avro' modo di spiegarmi meglio, per ora SPOILER.
Studi
Gli studi vanno piano, porca trosca se sono arrugginito. Adesso mi sembra di essermi piu' o meno rimesso in piedi, si tratta di camminare e correre, ci si arriva.
Una piccola nota: ovviamente devo andare a trovare i libri di testo per gli esami che mi mancano. Ovviamente li volevo cercare in digitale, che non ho voglia di portarmi dietro ventordici tonnellate di carta quando posso tenere tutto nel tablet. Ovviamente volevo anche pagarli, incrociando le dita si poteva anche pagarli qualcosa di meno (apro una parentesi per contenere la reazione che il mio subconscio ha avuto all'ultima frase
AHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHApagaregliebookdimenoHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHnonhacapitouncazzoAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAillusoHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAmadoveviveHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHvAHAHAHAHpazzoAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAfolleHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAtrentannibuttatinelcessoHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHqualcunochenesappiaanchequalcosaAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAmacheccazzHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAtrovarliAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHvAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAH
ok, fatto, scusate, chiudo la parentesi) ma non si puo'.
I libri di testo in formato elettronico ci sono: piratati, ma ci sono.
Acquistare delle copie digitali legalmente non si puo', averli scansionati pagando zero si.
Devo essere l'unico che trova questa cosa una follia, ma vabbe'.
Affetti
Con gli amici sembra tutto ok, con Z sembra tutto ok.
Va tutto bene.
Quindi ho questo senso di catastrofe incombente, ma vabbe', trovero' una soluzione. Tipo non cagare il mio senso di catastrofe incombente. Puo' funzionare.
Giuochi
Ecco, il progetto narratore errante non l'ho portato avanti, ancora, Lucca e' stata un delirio di folla e non era decisamente l'ambiente. Ci pensero' quando possibile, chiedendo a gente che sia un po' nel giro. Per ora ho un po' di ideuzze su delle giocate da fare in compagnia.
Devo disegnare la mappa di un mondo.
E' una vita che non disegno la mappa di un mondo.
Sara' divertente.
Sto giochicchiando a Path of Exile nei momenti di "Ommioddio devo videogiocare a qualcosa o moriro' e daro' il via ad un'apocalisse zombie!™". E' carino, ignorante al punto giusto, un bel passatempo, insomma.
Serie TV
Ho quasi finito Star Trek: Voyager. Ci sono degli episodi da lacrime agli occhi. Altri un po' meh, ma vabbe', normale. La prossima serie TV in programma credo sara' Breaking Bad, c'e' omogeneita' di giudizio a riguardo, credo di non aver sentito nessuno dei miei contatti fidati parlar male della serie. E' necessario prenderne visione.
E sabato prossimo 50mo anniversario del Dottore. Hanno rilasciato un corto splendido giusto ieri, cosi', per far montare un po' l'hype, questo:
E' un corto che mostra una caratteristica che apprezzo: la capacita' di definizione. E non parlo della risoluzione del video, ma della capacita' di definire istantaneamente uno spaccato di una situazione. Chi guarda il video, senza sapere nulla, comprende molto rapidamente il personaggio del Dottore, della ragazza, uno spaccato della situazione "storica" dell'universo (eh), che c'e' una guerra, chi e' in guerra e un'opinione generale sulle fazioni in gioco.
Il tutto in un minuto e venti secondi.
Mica paglia.
Calcolando che sto leggendo l'ultimo libro delle cronache del ghiaccio e del fuoco che, porca bomba!, per dare un'informazione in croce deve scrivere 20 pagine di blob verbale completamente inutile... beh, diciamo che apprezzo di piu'.
venerdì 15 novembre 2013
giovedì 31 ottobre 2013
Narratore errante
Era un'idea che avevo in zucca da un po'.
Ho voglia di giocare con gente un po' diversa, piu' che altro per raffinare un po' la tecnica: i miei amici sono giocatori eccezionali ma oramai li conosco troppo bene e mi sto impigrendo.
Ho provato a giocheggiare via mail/chat/hangout ma non mi piace, e' difettoso.
Quindi provero' a spolverare l'idea di mettermi a fare il narratore errante. Andare per associazioni gdr di vario tipo e provare a mettere in piedi sessioni 1-shot con giocatori diversi, cercando di raffinare un po' le mie doti di narratore.
L'idea e' passibile di fallimento rapidissimo per una svariata serie di motivi: e' difficilotto trovare associazioni gdr, trovarne con gente libera che abbia voglia di giocare di ruolo con un perfetto sconosciuto peggio che mai.
Diciamo che a Lucca porto schede e manuali su tablet, se c'e' occasione di far qualcosa faccio. E per il futuro vediamo :)
mercoledì 23 ottobre 2013
L&L
E' un po' che non scrivevo
"Chissenefrega?!?"
:(
Dicevo, e' un po' che non scrivevo niente ed ho due weekend "grassi" in arrivo. Domani parto per un weekend a Londra, mentre settimana prossima e' direzione Lucca C&G&Somethingelsedontcare
Per Lucca ho preparato un cosplay
giovedì 12 settembre 2013
Sospensioncina
Hola!
Se non ho ancora scritto nulla di Orlandoso c'e' un motivo, si avranno notizie in seguito.
In compenso sto preparando un'altra sessioncina gdr... ok, tecnicamente altre 4, mi son preso bene ed ho trovato una dimensione comoda. Devo provare le varianti di Chronicles of the God-Machine che mi ispirano un botto, direi che proporro' cose a breve u_u
venerdì 30 agosto 2013
Orlando Furioso - Beghe familiari
Nota: sto per andare in ferie (yeah!) quindi settimana prossima niente aggiornamenti. Riprendo dalla settimana successiva, ogni martedi' e venerdi' (o almeno l'idea e' questa ;))
Ma riprendiamo per bene, da Bradamante.
Intanto apprendiamo parte del complicato albero di collegamenti tra le persone: Bradamante e' sorella di Rinaldo (e combattente paragonabile al fratello, come Sacripante ha potuto assaggiare di prima mano), si e' invaghita, ricambiata di Ruggiero, figlio di Ruggiero (gaah) e Galaciella. Destino ha voluto, pero', che si vedessero una volta sola.
Finora.
Piccola nota su Bradamante - come si sara' potuto capire, Bradamante era una donna "con due palle cosi'": cavalcava, menava di spada, se voleva qualcosa andava a prendersela. In questo momento sta andando da sola, in mezzo ad una guerra, alla ricerca dell'uomo che le piace. Da sola, con la spavalderia di chi ha una legione a proteggerla.
Cavalca cavalca arriva ad un boschetto, dove trovauna femminuccia un cavaliere in lacrime.
L'ennesimo.
Finora nell'opera ci sono piu' cavalieri che donne in lacrime, tie', alla faccia degli stereotipi.
Dicevamo, un cavaliere in lacrime che, come succede spesso, ha una voglia matta di condividere il motivo delle sue lacrime con Bradamante, appena giunta, che non riconosce.
Il cavaliere, tra una lacrima e l'altra, racconta che stava guidando le truppe da re Carlo per opporre resistenza ai saraceni ed era accompagnato dalla sua ragazza.
Nei pressi di Rodonna compare in cielo un uomo a cavallo di una bestia alata che, vista la donna, cala in picchiata, la prende e la rapisce. Il cavaliere impreca e tira nuovi e coreografici insulti al cavaliere alato ma altro non puo' fare perche' bene gli insulti, ma volare e' un discreto vantaggio tattico™.
Si gira, dice alle truppe qualcosa come "vabbe', sempre dritto di qui per un po', non potete sbagliare, io ho la mia f... dolce amata da andare a salvare, ciao, eh, ciao!» e comincia ad inseguire alla meglio la bestia alata.
Sei giorni di inseguimento lo conducono alla visione qui sotto.
Visto il posto, il commento del cavaliere, tra se', e' stato "e come straca22o ci salgo, lassu'??".
La fortezza risplende come una fiamma, non sembra essere costruito di pietra come gli altri castelli, ed e' meravigliosa, un gran lavoro che, si viene a sapere, e' stata costruita da demoni e completamente ricoperta di acciaio infernale, temprato nelle acque dello Stige.
Ilbastar vile marrano praticamente e' rinchiuso in un castello raggiungibile solo volando, ogni tanto esce, fa razzie nelle zone vicine, prende quello che gli serve e torna al castello.
Il cavaliere, disperato, si mette a frignare quando, all'improvviso, appaiono due cavalieri ed un nano: sono Ruggiero e Gradasso, con il loro paggio. Il paggio parla con il lacrimante, gli presenta i cavalieri e gli dice che son li' per dar prova del loro valore e sconfiggere il signore di quel castello e prendersi l'ippogrifo, il cavallo alato.
Il cavaliere, che avrebbe anche potuto fare lo stesso non stesse piagnucolando da due giorni, trova forse uno spiraglio di speranza e resta per assistere alla battaglia.
Da lontano, sia mai, eh.
Ruggiero e Gradasso arrivano alla base della montagna, Gradasso suona il corno in segno di sfida e poco dopo compare il cavaliere alato. Si getta, apre le ali e... si alza in volo, piu' in alto delle nuvole, dove osano le aquile, finche' non si vede piu'.
I due non fanno in tempo a chiedersi dove e' andato che l'ippogrifo ricompare all'improvviso, calato in picchiata sulla testa di Gradasso, che si prende una bella botta. Tenta di rispondere ma non fa in tempo: l'ippogrifo ha gia' ripreso quota.
Il cavallo di Gradasso, il piu' bello di tutto il mondo, cade a terra morto, Ruggiero fa per andare ad aiutare l'amico quando SBANG! anche lui si prende una botta dal cavaliere in picchiata.
E cosi' si svolge lo scontro: l'ippogrifo prende quota, sfrutta il sole per abbagliare i due cavalieri e ridiscende in picchiata, un mordi e fuggi che riempie di botte i due cavalieri.
Quando pero' il sole se ne va, i due sono ancora in piedi: il guerriero sull'ippogrifo, allora, toglie il drappo di seta dal suo scudo che, una volta scoperto, emana un bagliore rosso accecante che fa cadere a terra storditi Gradasso, Ruggiero ed il nano.
Oh, e pure il cavaliere lacrimante che, nel dubbio, quando si risveglia riprende a frignare: non c'e' piu' nessuno, infatti, ne' Ruggiero, ne' Gradasso, ne' il cavaliere alato. Non c'e' nemmeno il nano. Povero nano.
Qui finisce il racconto ed il cavaliere, indovinate un po'?
a) si riscuote e parte al salvataggio della sua bella
b) frigna e piange
c) si butta da un dirupo
Tutti quelli che hanno risposto b) possono proseguire.
Bradamante ha ascoltato tutto il racconto con... viva partecipazione, si, ecco, diciamo cosi'.
Fino a quando non e' spuntato il nome di Ruggiero: da quel momento in poi la sua attenzione era parecchio piu' alta e non e' stata granche' contenta di sapere che il suo amato era stato rapito da un mago su un cavallo alato che si trova su un castello praticamente inespugnabile.
Erano un po' di piccoli fastidi per raggiungere il suo obiettivo.
«Cavaliere - sbotta Bradamanta - ho una buona notizia per te: indicami la strada e portami al castello che con un pizzico di fortuna al mago ci penso io»
«Io ti ci porto, ma tanto ti imprigiona lo stesso, poi non ti lamentare con me, eh»
I due stanno per partire, Pinabello incredulo e Bradamante carica di voglia di menar le mani, quando, all'improvviso, arriva il paggetto.
Quel paggetto che stava rincorrendo Bradamante da un bel po', che ha detto il nome di Bradamante a Sacripante dopo che l'ha disarcionato, ve lo ricordate? Eh, l'Ariosto si.
Il paggio porta a Bradamante il messaggio che gli spagnoli hanno conquistato il litorale sud della Francia: questi erano vicini ai territori che il re aveva assegnato a Bradamante e, in sua assenza, gli spagnoli stavan prendendo troppo coraggio. Doveva tornare indietro e difendere il suo paese.
Bradamante ci pensa su.
Da una parte c'e' da menar le mani e salvare la sua patria.
Dall'altra parte c'e' da menar le mani contro un cavaliere alato ed avere Ruggiero di nuovo tra le mani.
Piccola nota extra: Bradamante, in piu' racconti, e' stata dipinta come leggermente ed impercettibilmente ninfomane. Tipo che secondo alcuni si e' ripassata tutti i cavalieri di Francia ed e' arrivata ad invaghirsi di un'armatura vuota (quasi vuota, "dentro" c'era un fantasma, ma vabbe').
Alla luce di questi fatti, e' facile intuire la risposta di Bradamante: «Eeeeh, mi dispiace, ma» ed ha inserito una bella sequenza di scuse credibili, tipo «ho il gatto sul fuoco», «ho le papille gustative interrotte», «mi son lussata una gamba a pranzo», cose cosi'. Il paggetto ci crede e torna sui suoi passi contento di aver portato la sua missione a termine.
Parte quindi con il cavaliere che non era piu' tanto contento: il cavaliere e', infatti, Pinabello di Maganza, e la casata di Maganza e' acerrima rivale della casata di Chiaromonte, la casata di Rinaldo e Bradamante.
Pinabello, dopo un bel giro, stava pensando di abbandonare Bradamante in mezzo ai monti, dispersa, in modo che non riuscisse a tornare: va avanti un po' e vede una caverna con un pozzo all'interno e decide di nascondersi li. Un buon piano, se non fosse che Bradamante l'aveva seguito da vicino.
Allora tenta il tutto per tutto: «Ho sentito la voce di una fanciulla: e' caduta dentro al pozzo, ho sentito che stava soffrendo, dobbiamo aiutarla»
Bradamante era tanto coraggiosa quanto poco prudente: crede a Pinabello, taglia il ramo di un olmo e lo da a Pinabello. Lui avrebbe tenuto il ramo, lei sarebbe scesa nel pozzo aggrappandosi all'altra estremita'.
Arrivata a meta' discesa, Bradamante sente una frase tipo «Mi piacerebbe che a questo ramo ci fosse attaccata tutta la tua famiglia»
Poi Pinabello lascia andare il ramo. Bradamante cade e solo per fortuna il ramo si incastra rallentando la caduta e, girando su se' stessa, lo sfrutta anche per attutire l'impatto.
Rimane svenuta per molto tempo: almeno fino al canto successivo.
A tra 10 giorni ;)
Ma riprendiamo per bene, da Bradamante.
Intanto apprendiamo parte del complicato albero di collegamenti tra le persone: Bradamante e' sorella di Rinaldo (e combattente paragonabile al fratello, come Sacripante ha potuto assaggiare di prima mano), si e' invaghita, ricambiata di Ruggiero, figlio di Ruggiero (gaah) e Galaciella. Destino ha voluto, pero', che si vedessero una volta sola.
Finora.
Piccola nota su Bradamante - come si sara' potuto capire, Bradamante era una donna "con due palle cosi'": cavalcava, menava di spada, se voleva qualcosa andava a prendersela. In questo momento sta andando da sola, in mezzo ad una guerra, alla ricerca dell'uomo che le piace. Da sola, con la spavalderia di chi ha una legione a proteggerla.
Cavalca cavalca arriva ad un boschetto, dove trova
L'ennesimo.
Finora nell'opera ci sono piu' cavalieri che donne in lacrime, tie', alla faccia degli stereotipi.
Dicevamo, un cavaliere in lacrime che, come succede spesso, ha una voglia matta di condividere il motivo delle sue lacrime con Bradamante, appena giunta, che non riconosce.
Il cavaliere, tra una lacrima e l'altra, racconta che stava guidando le truppe da re Carlo per opporre resistenza ai saraceni ed era accompagnato dalla sua ragazza.
Nei pressi di Rodonna compare in cielo un uomo a cavallo di una bestia alata che, vista la donna, cala in picchiata, la prende e la rapisce. Il cavaliere impreca e tira nuovi e coreografici insulti al cavaliere alato ma altro non puo' fare perche' bene gli insulti, ma volare e' un discreto vantaggio tattico™.
Si gira, dice alle truppe qualcosa come "vabbe', sempre dritto di qui per un po', non potete sbagliare, io ho la mia f... dolce amata da andare a salvare, ciao, eh, ciao!» e comincia ad inseguire alla meglio la bestia alata.
Sei giorni di inseguimento lo conducono alla visione qui sotto.
Visto il posto, il commento del cavaliere, tra se', e' stato "e come straca22o ci salgo, lassu'??".
La fortezza risplende come una fiamma, non sembra essere costruito di pietra come gli altri castelli, ed e' meravigliosa, un gran lavoro che, si viene a sapere, e' stata costruita da demoni e completamente ricoperta di acciaio infernale, temprato nelle acque dello Stige.
Il
Il cavaliere, disperato, si mette a frignare quando, all'improvviso, appaiono due cavalieri ed un nano: sono Ruggiero e Gradasso, con il loro paggio. Il paggio parla con il lacrimante, gli presenta i cavalieri e gli dice che son li' per dar prova del loro valore e sconfiggere il signore di quel castello e prendersi l'ippogrifo, il cavallo alato.
Il cavaliere, che avrebbe anche potuto fare lo stesso non stesse piagnucolando da due giorni, trova forse uno spiraglio di speranza e resta per assistere alla battaglia.
Da lontano, sia mai, eh.
Ruggiero e Gradasso arrivano alla base della montagna, Gradasso suona il corno in segno di sfida e poco dopo compare il cavaliere alato. Si getta, apre le ali e... si alza in volo, piu' in alto delle nuvole, dove osano le aquile, finche' non si vede piu'.
I due non fanno in tempo a chiedersi dove e' andato che l'ippogrifo ricompare all'improvviso, calato in picchiata sulla testa di Gradasso, che si prende una bella botta. Tenta di rispondere ma non fa in tempo: l'ippogrifo ha gia' ripreso quota.
Il cavallo di Gradasso, il piu' bello di tutto il mondo, cade a terra morto, Ruggiero fa per andare ad aiutare l'amico quando SBANG! anche lui si prende una botta dal cavaliere in picchiata.
E cosi' si svolge lo scontro: l'ippogrifo prende quota, sfrutta il sole per abbagliare i due cavalieri e ridiscende in picchiata, un mordi e fuggi che riempie di botte i due cavalieri.
Quando pero' il sole se ne va, i due sono ancora in piedi: il guerriero sull'ippogrifo, allora, toglie il drappo di seta dal suo scudo che, una volta scoperto, emana un bagliore rosso accecante che fa cadere a terra storditi Gradasso, Ruggiero ed il nano.
Oh, e pure il cavaliere lacrimante che, nel dubbio, quando si risveglia riprende a frignare: non c'e' piu' nessuno, infatti, ne' Ruggiero, ne' Gradasso, ne' il cavaliere alato. Non c'e' nemmeno il nano. Povero nano.
Qui finisce il racconto ed il cavaliere, indovinate un po'?
a) si riscuote e parte al salvataggio della sua bella
b) frigna e piange
c) si butta da un dirupo
Tutti quelli che hanno risposto b) possono proseguire.
Bradamante ha ascoltato tutto il racconto con... viva partecipazione, si, ecco, diciamo cosi'.
Fino a quando non e' spuntato il nome di Ruggiero: da quel momento in poi la sua attenzione era parecchio piu' alta e non e' stata granche' contenta di sapere che il suo amato era stato rapito da un mago su un cavallo alato che si trova su un castello praticamente inespugnabile.
Erano un po' di piccoli fastidi per raggiungere il suo obiettivo.
«Cavaliere - sbotta Bradamanta - ho una buona notizia per te: indicami la strada e portami al castello che con un pizzico di fortuna al mago ci penso io»
«Io ti ci porto, ma tanto ti imprigiona lo stesso, poi non ti lamentare con me, eh»
I due stanno per partire, Pinabello incredulo e Bradamante carica di voglia di menar le mani, quando, all'improvviso, arriva il paggetto.
Quel paggetto che stava rincorrendo Bradamante da un bel po', che ha detto il nome di Bradamante a Sacripante dopo che l'ha disarcionato, ve lo ricordate? Eh, l'Ariosto si.
Il paggio porta a Bradamante il messaggio che gli spagnoli hanno conquistato il litorale sud della Francia: questi erano vicini ai territori che il re aveva assegnato a Bradamante e, in sua assenza, gli spagnoli stavan prendendo troppo coraggio. Doveva tornare indietro e difendere il suo paese.
Bradamante ci pensa su.
Da una parte c'e' da menar le mani e salvare la sua patria.
Dall'altra parte c'e' da menar le mani contro un cavaliere alato ed avere Ruggiero di nuovo tra le mani.
Piccola nota extra: Bradamante, in piu' racconti, e' stata dipinta come leggermente ed impercettibilmente ninfomane. Tipo che secondo alcuni si e' ripassata tutti i cavalieri di Francia ed e' arrivata ad invaghirsi di un'armatura vuota (quasi vuota, "dentro" c'era un fantasma, ma vabbe').
Alla luce di questi fatti, e' facile intuire la risposta di Bradamante: «Eeeeh, mi dispiace, ma» ed ha inserito una bella sequenza di scuse credibili, tipo «ho il gatto sul fuoco», «ho le papille gustative interrotte», «mi son lussata una gamba a pranzo», cose cosi'. Il paggetto ci crede e torna sui suoi passi contento di aver portato la sua missione a termine.
Parte quindi con il cavaliere che non era piu' tanto contento: il cavaliere e', infatti, Pinabello di Maganza, e la casata di Maganza e' acerrima rivale della casata di Chiaromonte, la casata di Rinaldo e Bradamante.
Pinabello, dopo un bel giro, stava pensando di abbandonare Bradamante in mezzo ai monti, dispersa, in modo che non riuscisse a tornare: va avanti un po' e vede una caverna con un pozzo all'interno e decide di nascondersi li. Un buon piano, se non fosse che Bradamante l'aveva seguito da vicino.
Allora tenta il tutto per tutto: «Ho sentito la voce di una fanciulla: e' caduta dentro al pozzo, ho sentito che stava soffrendo, dobbiamo aiutarla»
Bradamante era tanto coraggiosa quanto poco prudente: crede a Pinabello, taglia il ramo di un olmo e lo da a Pinabello. Lui avrebbe tenuto il ramo, lei sarebbe scesa nel pozzo aggrappandosi all'altra estremita'.
Arrivata a meta' discesa, Bradamante sente una frase tipo «Mi piacerebbe che a questo ramo ci fosse attaccata tutta la tua famiglia»
Poi Pinabello lascia andare il ramo. Bradamante cade e solo per fortuna il ramo si incastra rallentando la caduta e, girando su se' stessa, lo sfrutta anche per attutire l'impatto.
Rimane svenuta per molto tempo: almeno fino al canto successivo.
A tra 10 giorni ;)
martedì 27 agosto 2013
Orlando Furioso - Suddenly, a necromancer!
E andiamo con il canto secondo... e strani incontri XD
Avevamo lasciato Angelica e Sacripante che incontrano prima il cavallo Baiardo e poi il suo cavaliere, Rinaldo, ed abbiamo ricordato che l'amore tende ad essere bastardo perche' ci si perde sempre dietro a gente che non ti caga.
Sacripante era appena montato in sella a Baiardo quando arriva Rinaldo. Rinaldo, ovviamente, vede il saracino e comincia ad urlargli contro: «Ladro! Ridammi il mio cavallo o te la faccio pagare! E ridammi anche la ragazza che non sei degno ne' di uno ne' dell'altra!»
«Ladro sarai tu, che ti volevi rubare la f... la ragazza qui, chiamami ancora cosi' che finisci male»
Dall'urlarsi dietro "Ti parcheggio le mani in faccia", "Segnati le ossa che te le mischio" e tutte queste frasi da maschio alfa all'arrivare alle mani il passo e' breve. Specie se, ricordiamo, si e' in guerra.
Il moro e' comunque a cavallo, ma il cavallo e' Baiardo, il cavallo di Rinaldo, un cavallo intelligente e che comincia a fare il gioco del padrone mettendo Sacripante in difficolta'. Sacripante si stanca subito del giochino, smonta e cominciano le botte. Mazzate sonore, menan fendenti che al confronto Vulcano faceva meno casino forgiando i fulmini di Giove fino al fendente di Rinaldo che sfascia lo scudo di Sacripante.
Una lastra d'acciaio rinforzata in osso.
Sfasciata.
Mecojoni.
Questo, approssimativamente, deve essere stato il pensiero di Angelica, la quale, visto il saraceno col braccio intorpidito e senza scudo, l'odio per Rinaldo reso fiammante dall'acqua della fonte magica, volta il cavallo e scappa nel bosco dove trova, poco distante, un vecchietto, con la barba lunga, vestito di sacco, a dorso di asinello.
Il vecchietto vede Angelica e si commuove, come un nonnino, cerca di aiutare la giovane: Angelica le chiede dove trovare un porto per andar via dalla Francia e mettere quanto piu' spazio possibile tra lei e Rinaldo.
Ora, piccolo inciso: la mia mente da giocatore di ruolo ha un detto marchiato a fuoco: lascia stare i vecchietti, perche', se in un mondo pieno di demoni, draghi, nonmorti ed altre schifezze del genere, hanno trovato il modo di diventare vecchi e non morire nel percorso, c'e' un motivo!.
L'Ariosto, in questo canto, ha dato un fondamento storico a questa fissazione.
Il vecchietto sente la richiesta e, allegro e sorridente, tira fuori un libro, dice due formule, rianima un fantasma e, tutto allegro, gli asseggna un compito.
Questa andava in giro per il bosco ed ha incontrato un necromante.
Cioe', un necromante! Un necromante gentilissimo, peraltro XD
Il fantasma fila veloce dai due che, nel mentre, si stavano ancora mazzuolando a vicenda, si butta in mezzo ai due e, con fare signorile, esclama «Per cortesia, quando avrete finito di spaccarvi le ossa a vicenda ed uno dei due arriva ad ammazzare l'altro, mi potete spiegare che cosa ne ricaverete? No, perche', sapete, il signor Orlando era di la', ha trovato la bella signorina che e' scappata da qui e se la sta portando via, peraltro sfottendovi e ridacchiando della vostra idiozia lungo il percorso. E se arriva a Parigi e la fa sua, voi non la rivedrete mai piu'. Ma continuate pure a picchiarvi, se vi va.»
Ora, da lettore, a mente fredda, vedere un fantasma che zompa fuori a caso e mi avvisa diciamo che forse un minimo di dubbio sarebbe anche potuto saltar fuori ma, nella foga del momento (e con in testa un'altra cosa, dal nome molto simile a "foga"), Rinaldo senza beh o mah, salta in groppa a Baiardo e si fionda a Parigi, cercando di intercettare il cugino e di recuperare Angelica.
Ora qualcuno potrebbe chiedersi "Ma Baiardo non era un cavallo riottoso, visto che Rinaldo lo stava inseguendo da due giorni?". Legittimo. In realta' Baiardo e' molto fedele al padrone e molto intelligente: in questi due giorni non e' scappato da Rinaldo ma si e' fatto inseguire mentre seguiva le tracce di Angelica, consentendo al suo padrone di ritrovarla. Sentito il fantasma gli ha creduto anche lui e si fionda al galoppo, sperando di far cosa gradita al padrone.
Rinaldo, nel mentre, e' incazzato nero con il cugino: gli sta portando via la f... Angelica, non stando ai patti e sfottendolo e, nel percorso, progetta nuovi e bizzarri metodi per strappargli il cuore e giocarci a pallavolo.
Cavalca cavalca ed arriva all'accampamento del bastonato esercito di re Carlo. Il re si sta gia' preparando all'assedio e sta recuperando gente, vettovaglie e scorte di materiali per riparare le mura e progettando di recuperare risorse in Inghilterra dove, eventualmente, preparare un accampamento secondario per radunare le forze e ripartire alla battaglia.
Nel momento in cui vede Rinaldo gli affida subito la missione: «Vai in Bretagna e preparami tutto cio' che serve per proseguire la battaglia!». Cosi', subito, quasi senza lasciarlo smontare da cavallo.
Pare che, in tutta la storia, questo fosse l'ordine meno apprezzato da Rinaldo che, comunque, a malincuore, esegue: arriva a Calé dopo poche ore e si imbarca il giorno stesso.
Poteva andare tutto liscio? Naturalmente no! Arriva la tempesta perfetta e la nave comincia a venir sballottata chissa' dove, con i marinai che cercando di dirigersi via e il Vento che gli taglia la strada perche' non vuole stare da solo.
Lasciamo Rinaldo alle prese con il mal di mare: il prossimo giro e' il turno di Bradamante!
Ingiustissimo Amor, perché sì raro
corrispondenti fai nostri desiri?
onde, perfido, avvien che t'è sì caro
il discorde voler ch'in duo cor miri?
Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,
e nel più cieco e maggior fondo tiri:
da chi disia il mio amor tu mi richiami,
e chi m'ha in odio vuoi ch'adori ed ami.
2
Fai ch'a Rinaldo Angelica par bella,
quando esso a lei brutto e spiacevol pare:
quando le parea bello e l'amava ella,
egli odiò lei quanto si può più odiare.
Ora s'affligge indarno e si flagella;
così renduto ben gli è pare a pare:
ella l'ha in odio, e l'odio è di tal sorte,
che piu tosto che lui vorria la morte.
3
Rinaldo al Saracin con molto orgoglio
gridò: - Scendi, ladron, del mio cavallo!
Che mi sia tolto il mio, patir non soglio,
ma ben fo, a chi lo vuol, caro costallo:
e levar questa donna anco ti voglio;
che sarebbe a lasciartela gran fallo.
Sì perfetto destrier, donna sì degna
a un ladron non mi par che si convegna. -
4
- Tu te ne menti che ladrone io sia
(rispose il Saracin non meno altiero):
chi dicesse a te ladro, lo diria
(quanto io n'odo per fama) più con vero.
La pruova or si vedrà, chi di noi sia
più degno de la donna e del destriero;
ben che, quanto a lei, teco io mi convegna
che non è cosa al mondo altra sì degna. -
5
Come soglion talor duo can mordenti,
o per invidia o per altro odio mossi,
avicinarsi digrignando i denti,
con occhi bieci e più che bracia rossi;
indi a' morsi venir, di rabbia ardenti,
con aspri ringhi e ribuffati dossi:
così alle spade e dai gridi e da l'onte
venne il Circasso e quel di Chiaramonte.
6
A piedi è l'un, l'altro a cavallo: or quale
credete ch'abbia il Saracin vantaggio?
Né ve n'ha però alcun; che così vale
forse ancor men ch'uno inesperto paggio;
che 'l destrier per istinto naturale
non volea fare al suo signore oltraggio:
né con man né con spron potea il Circasso
farlo a voluntà sua muover mai passo.
7
Quando crede cacciarlo, egli s'arresta;
E se tener lo vuole, o corre o trotta:
poi sotto il petto si caccia la testa,
giuoca di schiene, e mena calci in frotta.
Vedendo il Saracin ch'a domar questa
bestia superba era mal tempo allotta,
ferma le man sul primo arcione e s'alza,
e dal sinistro fianco in piede sbalza.
8
Sciolto che fu il pagan con leggier salto
da l'ostinata furia di Baiardo,
si vide cominciar ben degno assalto
d'un par di cavallier tanto gagliardo.
Suona l'un brando e l'altro, or basso or alto:
il martel di Vulcano era più tardo
ne la spelunca affumicata, dove
battea all'incude i folgori di Giove.
9
Fanno or con lunghi, ora con finti e scarsi
colpi veder che mastri son del giuoco:
or li vedi ire altieri, or rannicchiarsi,
ora coprirsi, ora mostrarsi un poco,
ora crescer inanzi, ora ritrarsi,
ribatter colpi e spesso lor dar loco,
girarsi intorno; e donde l'uno cede,
l'altro aver posto immantinente il piede.
10
Ecco Rinaldo con la spada adosso
a Sacripante tutto s'abbandona;
e quel porge lo scudo, ch'era d'osso,
con la piastra d'acciar temprata e buona.
Taglial Fusberta, ancor che molto grosso:
ne geme la foresta e ne risuona.
L'osso e l'acciar ne va che par di ghiaccio,
e lascia al Saracin stordito il braccio.
11
Quando vide la timida donzella
dal fiero colpo uscir tanta ruina,
per gran timor cangiò la faccia bella,
qual il reo ch'al supplicio s'avvicina;
né le par che vi sia da tardar, s'ella
non vuol di quel Rinaldo esser rapina,
di quel Rinaldo ch'ella tanto odiava,
quanto esso lei miseramente amava.
12
Volta il cavallo, e ne la selva folta
lo caccia per un aspro e stretto calle:
e spesso il viso smorto a dietro volta;
che le par che Rinaldo abbia alle spalle.
Fuggendo non avea fatto via molta,
che scontrò un eremita in una valle,
ch'avea lunga la barba a mezzo il petto,
devoto e venerabile d'aspetto.
13
Dagli anni e dal digiuno attenuato,
sopra un lento asinel se ne veniva;
e parea, più ch'alcun fosse mai stato,
di coscienza scrupolosa e schiva.
Come egli vide il viso delicato
de la donzella che sopra gli arriva,
debil quantunque e mal gagliarda fosse,
tutta per carità se gli commosse.
14
La donna al fraticel chiede la via
che la conduca ad un porto di mare,
perché levar di Francia si vorria,
per non udir Rinaldo nominare.
Il frate, che sapea negromanzia,
non cessa la donzella confortare
che presto la trarrà d'ogni periglio;
ed ad una sua tasca diè di piglio.
15
Trassene un libro, e mostrò grande effetto;
che legger non finì la prima faccia,
ch'uscir fa un spirto in forma di valletto,
e gli commanda quanto vuol ch'el faccia.
Quel se ne va, da la scrittura astretto,
dove i dui cavallieri a faccia a faccia
eran nel bosco, e non stavano al rezzo;
fra' quali entrò con grande audacia in mezzo.
16
- Per cortesia (disse), un di voi mi mostre,
quando anco uccida l'altro, che gli vaglia:
che merto avrete alle fatiche vostre,
finita che tra voi sia la battaglia,
se 'l conte Orlando, senza liti o giostre,
e senza pur aver rotta una maglia,
verso Parigi mena la donzella
che v'ha condotti a questa pugna fella?
17
Vicino un miglio ho ritrovato Orlando
che ne va con Angelica a Parigi,
di voi ridendo insieme, e motteggiando
che senza frutto alcun siate in litigi.
Il meglio forse vi sarebbe, or quando
non son più lungi, a seguir lor vestigi;
che s'in Parigi Orlando la può avere,
non ve la lascia mai più rivedere. -
18
Veduto avreste i cavallier turbarsi
a quel annunzio, e mesti e sbigottiti,
senza occhi e senza mente nominarsi,
che gli avesse il rival così scherniti;
ma il buon Rinaldo al suo cavallo trarsi
con sospir che parean del fuoco usciti,
e giurar per isdegno e per furore,
se giungea Orlando, di cavargli il core.
19
E dove aspetta il suo Baiardo, passa,
e sopra vi si lancia, e via galoppa,
né al cavallier, ch'a piè nel bosco lassa,
pur dice a Dio, non che lo 'nviti in groppa.
L'animoso cavallo urta e fracassa,
punto dal suo signor, ciò ch'egli 'ntoppa:
non ponno fosse o fiumi o sassi o spine
far che dal corso il corridor decline.
20
Signor, non voglio che vi paia strano
se Rinaldo or sì tosto il destrier piglia,
che già più giorni ha seguitato invano,
né gli ha possuto mai toccar la briglia.
Fece il destrier, ch'avea intelletto umano,
non per vizio seguirsi tante miglia,
ma per guidar dove la donna giva,
il suo signor, da chi bramar l'udiva.
21
Quando ella si fuggì dal padiglione,
la vide ed appostolla il buon destriero,
che si trovava aver voto l'arcione,
però che n'era sceso il cavalliero
per combatter di par con un barone,
che men di lui non era in arme fiero;
poi ne seguitò l'orme di lontano,
bramoso porla al suo signore in mano.
22
Bramoso di ritrarlo ove fosse ella,
per la gran selva inanzi se gli messe;
né lo volea lasciar montare in sella,
perché ad altro camin non lo volgesse.
Per lui trovò Rinaldo la donzella
una e due volte, e mai non gli successe;
che fu da Ferraù prima impedito,
poi dal Circasso, come avete udito.
23
Ora al demonio che mostrò a Rinaldo
de la donzella li falsi vestigi,
credette Baiardo anco, e stette saldo
e mansueto ai soliti servigi.
Rinaldo il caccia, d'ira e d'amor caldo,
a tutta briglia, e sempre invêr Parigi;
e vola tanto col disio, che lento,
non ch'un destrier, ma gli parrebbe il vento.
24
La notte a pena di seguir rimane,
per affrontarsi col signor d'Anglante:
tanto ha creduto alle parole vane
del messagger del cauto negromante.
Non cessa cavalcar sera e dimane,
che si vede apparir la terra avante,
dove re Carlo, rotto e mal condutto,
con le reliquie sue s'era ridutto:
25
e perché dal re d'Africa battaglia
ed assedio s'aspetta, usa gran cura
a raccor buona gente e vettovaglia,
far cavamenti e riparar le mura.
Ciò ch'a difesa spera che gli vaglia,
senza gran diferir, tutto procura:
pensa mandare in Inghilterra, e trarne
gente onde possa un novo campo farne:
26
che vuole uscir di nuovo alla campagna,
e ritentar la sorte de la guerra.
Spaccia Rinaldo subito in Bretagna,
Bretagna che fu poi detta Inghilterra.
Ben de l'andata il paladin si lagna:
non ch'abbia così in odio quella terra;
ma perché Carlo il manda allora allora,
né pur lo lascia un giorno far dimora.
27
Rinaldo mai di ciò non fece meno
volentier cosa; poi che fu distolto
di gir cercando il bel viso sereno
che gli avea il cor di mezzo il petto tolto:
ma, per ubidir Carlo, nondimeno
a quella via si fu subito volto,
ed a Calesse in poche ore trovossi;
e giunto, il dì medesimo imbarcossi.
28
Contra la voluntà d'ogni nocchiero,
pel gran desir che di tornare avea,
entrò nel mar ch'era turbato e fiero,
e gran procella minacciar parea.
Il Vento si sdegnò, che da l'altiero
sprezzar si vide; e con tempesta rea
sollevò il mar intorno, e con tal rabbia,
che gli mandò a bagnar sino alla gabbia.
29
Calano tosto i marinari accorti
le maggior vele, e pensano dar volta,
e ritornar ne li medesmi porti
donde in mal punto avean la nave sciolta.
- Non convien (dice il Vento) ch'io comporti
tanta licenza che v'avete tolta; -
e soffia e grida e naufragio minaccia,
s'altrove van, che dove egli li caccia.
30
Or a poppa, or all'orza hann'il crudele,
che mai non cessa, e vien più ognor crescendo:
essi di qua di là con umil vele
vansi aggirando, e l'alto mar scorrendo.
Ma perché varie fila a varie tele
uopo mi son, che tutte ordire intendo,
lascio Rinaldo e l'agitata prua,
e torno a dir di Bradamante sua.
Avevamo lasciato Angelica e Sacripante che incontrano prima il cavallo Baiardo e poi il suo cavaliere, Rinaldo, ed abbiamo ricordato che l'amore tende ad essere bastardo perche' ci si perde sempre dietro a gente che non ti caga.
Sacripante era appena montato in sella a Baiardo quando arriva Rinaldo. Rinaldo, ovviamente, vede il saracino e comincia ad urlargli contro: «Ladro! Ridammi il mio cavallo o te la faccio pagare! E ridammi anche la ragazza che non sei degno ne' di uno ne' dell'altra!»
«Ladro sarai tu, che ti volevi rubare la f... la ragazza qui, chiamami ancora cosi' che finisci male»
Dall'urlarsi dietro "Ti parcheggio le mani in faccia", "Segnati le ossa che te le mischio" e tutte queste frasi da maschio alfa all'arrivare alle mani il passo e' breve. Specie se, ricordiamo, si e' in guerra.
Il moro e' comunque a cavallo, ma il cavallo e' Baiardo, il cavallo di Rinaldo, un cavallo intelligente e che comincia a fare il gioco del padrone mettendo Sacripante in difficolta'. Sacripante si stanca subito del giochino, smonta e cominciano le botte. Mazzate sonore, menan fendenti che al confronto Vulcano faceva meno casino forgiando i fulmini di Giove fino al fendente di Rinaldo che sfascia lo scudo di Sacripante.
Una lastra d'acciaio rinforzata in osso.
Sfasciata.
Mecojoni.
Questo, approssimativamente, deve essere stato il pensiero di Angelica, la quale, visto il saraceno col braccio intorpidito e senza scudo, l'odio per Rinaldo reso fiammante dall'acqua della fonte magica, volta il cavallo e scappa nel bosco dove trova, poco distante, un vecchietto, con la barba lunga, vestito di sacco, a dorso di asinello.
Il vecchietto vede Angelica e si commuove, come un nonnino, cerca di aiutare la giovane: Angelica le chiede dove trovare un porto per andar via dalla Francia e mettere quanto piu' spazio possibile tra lei e Rinaldo.
Ora, piccolo inciso: la mia mente da giocatore di ruolo ha un detto marchiato a fuoco: lascia stare i vecchietti, perche', se in un mondo pieno di demoni, draghi, nonmorti ed altre schifezze del genere, hanno trovato il modo di diventare vecchi e non morire nel percorso, c'e' un motivo!.
L'Ariosto, in questo canto, ha dato un fondamento storico a questa fissazione.
Il vecchietto sente la richiesta e, allegro e sorridente, tira fuori un libro, dice due formule, rianima un fantasma e, tutto allegro, gli asseggna un compito.
Questa andava in giro per il bosco ed ha incontrato un necromante.
Cioe', un necromante! Un necromante gentilissimo, peraltro XD
Il fantasma fila veloce dai due che, nel mentre, si stavano ancora mazzuolando a vicenda, si butta in mezzo ai due e, con fare signorile, esclama «Per cortesia, quando avrete finito di spaccarvi le ossa a vicenda ed uno dei due arriva ad ammazzare l'altro, mi potete spiegare che cosa ne ricaverete? No, perche', sapete, il signor Orlando era di la', ha trovato la bella signorina che e' scappata da qui e se la sta portando via, peraltro sfottendovi e ridacchiando della vostra idiozia lungo il percorso. E se arriva a Parigi e la fa sua, voi non la rivedrete mai piu'. Ma continuate pure a picchiarvi, se vi va.»
Ora, da lettore, a mente fredda, vedere un fantasma che zompa fuori a caso e mi avvisa diciamo che forse un minimo di dubbio sarebbe anche potuto saltar fuori ma, nella foga del momento (e con in testa un'altra cosa, dal nome molto simile a "foga"), Rinaldo senza beh o mah, salta in groppa a Baiardo e si fionda a Parigi, cercando di intercettare il cugino e di recuperare Angelica.
Ora qualcuno potrebbe chiedersi "Ma Baiardo non era un cavallo riottoso, visto che Rinaldo lo stava inseguendo da due giorni?". Legittimo. In realta' Baiardo e' molto fedele al padrone e molto intelligente: in questi due giorni non e' scappato da Rinaldo ma si e' fatto inseguire mentre seguiva le tracce di Angelica, consentendo al suo padrone di ritrovarla. Sentito il fantasma gli ha creduto anche lui e si fionda al galoppo, sperando di far cosa gradita al padrone.
Rinaldo, nel mentre, e' incazzato nero con il cugino: gli sta portando via la f... Angelica, non stando ai patti e sfottendolo e, nel percorso, progetta nuovi e bizzarri metodi per strappargli il cuore e giocarci a pallavolo.
Cavalca cavalca ed arriva all'accampamento del bastonato esercito di re Carlo. Il re si sta gia' preparando all'assedio e sta recuperando gente, vettovaglie e scorte di materiali per riparare le mura e progettando di recuperare risorse in Inghilterra dove, eventualmente, preparare un accampamento secondario per radunare le forze e ripartire alla battaglia.
Nel momento in cui vede Rinaldo gli affida subito la missione: «Vai in Bretagna e preparami tutto cio' che serve per proseguire la battaglia!». Cosi', subito, quasi senza lasciarlo smontare da cavallo.
Pare che, in tutta la storia, questo fosse l'ordine meno apprezzato da Rinaldo che, comunque, a malincuore, esegue: arriva a Calé dopo poche ore e si imbarca il giorno stesso.
Poteva andare tutto liscio? Naturalmente no! Arriva la tempesta perfetta e la nave comincia a venir sballottata chissa' dove, con i marinai che cercando di dirigersi via e il Vento che gli taglia la strada perche' non vuole stare da solo.
Lasciamo Rinaldo alle prese con il mal di mare: il prossimo giro e' il turno di Bradamante!
venerdì 23 agosto 2013
Dadi
Non so di preciso da dove arrivino o da dove arriveranno, so solo che li hanno chiamati "D&D dices" in merito a D&D next e che li voglio :3
mercoledì 21 agosto 2013
Orlando furioso - Sacripante e Bradamante
Visto che in fondo parafraseggiare l'altro giorno non mi e' dispiaciuto, proseguo. Finche' e' divertente continuo :P
Direi che si puo' finire il primo canto :)
Avevamo lasciato Ferrau' e Rinaldo ad un bivio. Non sapendo dove andare i due si dividono, uno prende una strada, l'altro per l'altra.
Ferrau' inforca la strada e gira e gira e gira per il bosco fino a ritrovarsi al punto di partenza.
Giornata sfigata, niente da dire. Vabbe', almeno puo' recuperare il suo elmo.
Senonche' "suo" e' una parola grossa: l'elmo in realta' e' di Argalia, fratello di Angelica, e glielo aveva preso dopo averlo sfidato a duello ed ucciso. Ed e' nel fiume che, sorpresa, appare proprio il fantasma di Argalia che, indispettito, si riprende l'elmo.
«Brutto stronzo Marrano! - esordisce il fantasma - avevi detto che avresti ributtato il mio elmo nel fiume e invece te lo sei tenuto! E' un elmo normale, se devi rubarne uno rubane uno che ti faccia figo, tipo quello di Orlando che e' magico, e non rompere gli zebedei a me che ho... cioe', avevo un elmo di latta!»
Argalia quindi se ne va. E Ferrau' sbianca. E Ferrau' era nero! Era rimasto zitto ed interdetto (anche perche', diciamo, se ti compare il fantasma di uno che hai ammazzato personalmente ti viene da pensare che forse forse se la sia anche presa) e dopo la scomparsa del fantasma decide che non avrebbe piu' indossato un elmo fino a quando non avesse sconfitto Orlando a duello.
Si impone una nota a margine: Ferrau', grazie ad un incantesimo, e' totalmente invulnerabile tranne che nell'ombelico. E sull'ombelico ha una corazza GROSSA (mi pare qualcosa come sette strati di acciaio) quindi andare in giro senza elmo non e' che fosse 'sto grande svantaggio rispetto agli altri.
Ma lasciamo stare Ferrau'. Guardiamo Rinaldo.
Rinaldo seguendo la sua strada trova... Baiardo, il suo cavallo. Meglio che niente, si potrebbe dire, se non fosse che il cavallo deve averlo preso in antipatia e scappa di gran carriera, inseguito dal suo cavaliere.
...diciamo che lasciamo stare Rinaldo. Andiamo da Angelica che, corri e corri, arriva ad una radura. Convinta di essere abbastanza lontana da Rinaldo si ferma, lascia riposare il cavallo e trova un nascondiglio perfetto in un cespuglio sotto due alberi sulla riva di un fiume. Lei si sdraia e, bam!, si addormenta secca e riesce a riposare.
Per circa 3 minuti e 29 secondi.
Passato questo tempo sente dei passi: c'e' un uomo che si avvicina, smonta da cavallo, si avvicina alla riva e resta cosi' a capo chino per un'oretta.
UN'ORA.
Sospetto che Angelica dopo qualche minuto sia tornata secca a dormire.
Dopo si mette a piangere come un vitello. «Me l'hanno portata via! Una vergine e' come una rosa in un giardino, dopo che e' stata colta perde tutto! Me l'hanno portata via! Voglio morire! La mia vita non ha piu' senso!» ed altre uscite da emo quindicenne.
Angelica lo riconosce: e' Sacripante, re di Circassia, un altro di quelliche vorrebbero infiocinar perdutamente innamorati di lei. Sottoinsieme "stupido come un mattone rotto". Saputo che re Carlo l'aveva promessa al cavaliere che avesse fatto piu' strage di infedeli aveva guidato l'assalto al campo (i Circassi rientrano tra gli "infedeli", eh) e, non trovando Angelica, era in preda alla disperazione.
Angelica, ovviamente, sente tutto quanto. Il pensiero che le attraversa la mente si riassume in "[imprecazione], un altro! E un altro STUPIDO! Ma uno, UNO normale no? Vabbe', se non altro magari questo mi tira fuori da questo labirinto di alberi"
Angelica salta fuori dal nascondiglio e si spertica in lodi per Sacripante, che era venuto a liberarla attraversando mezzo mondo, e per Orlando che le aveva conservato il "virginal dono".
Sacripante, saputo che la fanciulla era li ed era ancora vergine, all'inno di "se Orlando e' stato fesso abbastanza da non prendersela, io col ca220 che me la faccio scappare", fece un rapido preventivo del numero di posizioni in cui si sarebbe schiacciato Angelica li ed ora, seduta stante, sotto gli alberi in riva al fiume. E qualora si fosse mostrata disdegnosa, sapeva che fingeva e che le sarebbe piaciuto, OVVIAMENTE.
Arrivato ad un onesto preventivo di diciannove posizioni, Sacripante si preparava gia' al "dolce assalto" quando sente un gran rumore in avvicinamento. Bestemmia a mezza bocca, sbuffa e si rimette in sella.
Dal bosco spunta un cavaliere in armatura bianca splendente ed un pennacchio bianco. Sacripante, incazzato nero perche' l'ha interrotto, parte alla carica. L'impatto e' tremendo e ad avere la peggio e' il cavallo di Sacripante che muore e cade sul suo cavaliere. Il cavaliere bianco vede la scena, scuote la testa e, senza dire una parola, se ne va.
Sacripante e' nero di vergogna.
E' stato disarcionato.
E' stato disarcionato davanti ad Angelica.
Vergognissima.
Angelica, imbarazzata, se ne esce con un «Beh, ma e' colpa del cavallo, era stanco, non era colpa vostra» ed altre scuse del genere, pensando "se questo emo adesso si suicida per la vergogna io da 'sto bosco non ne esco prima dei sessant'anni".
In quella spunta un paggio che corre a perdifiato dalla stessa direzione da cui e' giunto il cavaliere bianco. Si avvicina e chiede «Avete visto per caso un cavaliere con un pennacchio bianco?»
Sacripante sbotta «Si, che l'ho visto, mi ha abbattuto, dimmi chi e' che mi vendico!»
«Ehm... si, so il nome: si chiama Bradamante, signore, e' una... donna. Una donna molto forte in battaglia, si, ecco, io andrei, s'e' fatto tardi e...»
Il volto di Sacripante aveva assunto alcune sfumature di colore tra il ciano ed il magenta, cosa che ragionevolmente aveva inquietato il ragazzo.
Ma vediamola dal punto di vista del paggetto: sta inseguendo Bradamante, una guerriera, e si ritrova il re dei Circassi disarcionato col cavallo morto. Il paggetto sa cosa e' successo e resta sul vago, Sacripante (stupido come un mattone rotto, ricordiamo) gli spiega che l'ha abbattuto e chiede pure informazioni. Al che il paggetto risponde e se la fila.
Ritorniamo da Sacripante. E' stato disarcionato, davanti ad Angelica, da una donna. Non era piu' dell'umore giusto per condurre il "dolce assalto" e, scornato, comincia a scortare Angelica.
Passano pochi minuti ed ecco che spunta Baiardo dal bosco. Angelica riconosce il cavallo di Rinaldo e, dopo poco, eccolo spuntare fuori. Angelica chiede di andar via ma Sacripante, gradasso, «Fidatevi di me, a quello penso io»
Occorre una breve nota in merito: originariamente Angelica era innamorata persa di Rinaldo e Rinaldo la detestava. Una fonte magica a cui hanno bevuto entrambi ha trasformato l'amore in odio e viceversa. Quindi in molti sono ancora disorientati dalla cosa.
Il resto nella prossima emozionante bat-puntata!
Direi che si puo' finire il primo canto :)
E come quei che non sapean se l'una
o l'altra via facesse la donzella
(però che senza differenza alcuna
apparia in amendue l'orma novella),
si messero ad arbitrio di fortuna,
Rinaldo a questa, il Saracino a quella.
Pel bosco Ferraù molto s'avvolse,
e ritrovossi al fine onde si tolse.
Pur si ritrova ancor su la rivera,
là dove l'elmo gli cascò ne l'onde.
Poi che la donna ritrovar non spera,
per aver l'elmo che 'l fiume gli asconde,
in quella parte onde caduto gli era
discende ne l'estreme umide sponde:
ma quello era sì fitto ne la sabbia,
che molto avrà da far prima che l'abbia.
Con un gran ramo d'albero rimondo,
di ch'avea fatto una pertica lunga,
tenta il fiume e ricerca sino al fondo,
né loco lascia ove non batta e punga.
Mentre con la maggior stizza del mondo
tanto l'indugio suo quivi prolunga,
vede di mezzo il fiume un cavalliero
insino al petto uscir, d'aspetto fiero.
Era, fuor che la testa, tutto armato,
ed avea un elmo ne la destra mano:
avea il medesimo elmo che cercato
da Ferraù fu lungamente invano.
A Ferraù parlò come adirato,
e disse: - Ah mancator di fé, marano!
perché di lasciar l'elmo anche t'aggrevi,
che render già gran tempo mi dovevi?
Ricordati, pagan, quando uccidesti
d'Angelica il fratel (che son quell'io),
dietro all'altr'arme tu mi promettesti
gittar fra pochi dì l'elmo nel rio.
Or se Fortuna (quel che non volesti
far tu) pone ad effetto il voler mio,
non ti turbare; e se turbar ti déi,
turbati che di fé mancato sei.
Ma se desir pur hai d'un elmo fino,
trovane un altro, ed abbil con più onore;
un tal ne porta Orlando paladino,
un tal Rinaldo, e forse anco migliore:
l'un fu d'Almonte, e l'altro di Mambrino:
acquista un di quei dui col tuo valore;
e questo, ch'hai già di lasciarmi detto,
farai bene a lasciarmi con effetto. -
All'apparir che fece all'improvviso
de l'acqua l'ombra, ogni pelo arricciossi,
e scolorossi al Saracino il viso;
la voce, ch'era per uscir, fermossi.
Udendo poi da l'Argalia, ch'ucciso
quivi avea già (che l'Argalia nomossi)
la rotta fede così improverarse,
di scorno e d'ira dentro e di fuor arse.
Né tempo avendo a pensar altra scusa,
e conoscendo ben che 'l ver gli disse,
restò senza risposta a bocca chiusa;
ma la vergogna il cor sì gli trafisse,
che giurò per la vita di Lanfusa
non voler mai ch'altro elmo lo coprisse,
se non quel buono che già in Aspramonte
trasse dal capo Orlando al fiero Almonte.
E servò meglio questo giuramento,
che non avea quell'altro fatto prima.
Quindi si parte tanto malcontento,
che molti giorni poi si rode e lima.
Sol di cercare è il paladino intento
di qua di là, dove trovarlo stima.
Altra ventura al buon Rinaldo accade,
che da costui tenea diverse strade.
Non molto va Rinaldo, che si vede
saltare inanzi il suo destrier feroce:
- Ferma, Baiardo mio, deh, ferma il piede!
che l'esser senza te troppo mi nuoce. -
Per questo il destrier sordo, a lui non riede
anzi più se ne va sempre veloce.
Segue Rinaldo, e d'ira si distrugge:
ma seguitiamo Angelica che fugge.
Fugge tra selve spaventose e scure,
per lochi inabitati, ermi e selvaggi.
Il mover de le frondi e di verzure,
che di cerri sentia, d'olmi e di faggi,
fatto le avea con subite paure
trovar di qua di là strani viaggi;
ch'ad ogni ombra veduta o in monte o in valle,
temea Rinaldo aver sempre alle spalle.
Qual pargoletta o damma o capriuola,
che tra le fronde del natio boschetto
alla madre veduta abbia la gola
stringer dal pardo, o aprirle 'l fianco o 'l petto,
di selva in selva dal crudel s'invola,
e di paura trema e di sospetto:
ad ogni sterpo che passando tocca,
esser si crede all'empia fera in bocca.
Quel dì e la notte a mezzo l'altro giorno
s'andò aggirando, e non sapeva dove.
Trovossi al fin in un boschetto adorno,
che lievemente la fresca aura muove.
Duo chiari rivi, mormorando intorno,
sempre l'erbe vi fan tenere e nuove;
e rendea ad ascoltar dolce concento,
rotto tra picciol sassi, il correr lento.
Quivi parendo a lei d'esser sicura
e lontana a Rinaldo mille miglia,
da la via stanca e da l'estiva arsura,
di riposare alquanto si consiglia:
tra' fiori smonta, e lascia alla pastura
andare il palafren senza la briglia;
e quel va errando intorno alle chiare onde,
che di fresca erba avean piene le sponde.
Ecco non lungi un bel cespuglio vede
di prun fioriti e di vermiglie rose,
che de le liquide onde al specchio siede,
chiuso dal sol fra l'alte querce ombrose;
così voto nel mezzo, che concede
fresca stanza fra l'ombre più nascose:
e la foglia coi rami in modo è mista,
che 'l sol non v'entra, non che minor vista.
Dentro letto vi fan tenere erbette,
ch'invitano a posar chi s'appresenta.
La bella donna in mezzo a quel si mette,
ivi si corca ed ivi s'addormenta.
Ma non per lungo spazio così stette,
che un calpestio le par che venir senta:
cheta si leva e appresso alla riviera
vede ch'armato un cavallier giunt'era.
Se gli è amico o nemico non comprende:
tema e speranza il dubbio cor le scuote;
e di quella aventura il fine attende,
né pur d'un sol sospir l'aria percuote.
Il cavalliero in riva al fiume scende
sopra l'un braccio a riposar le gote;
e in un suo gran pensier tanto penètra,
che par cangiato in insensibil pietra.
Pensoso più d'un'ora a capo basso
stette, Signore, il cavallier dolente;
poi cominciò con suono afflitto e lasso
a lamentarsi sì soavemente,
ch'avrebbe di pietà spezzato un sasso,
una tigre crudel fatta clemente.
Sospirante piangea, tal ch'un ruscello
parean le guance, e 'l petto un Mongibello.
- Pensier (dicea) che 'l cor m'agghiacci ed ardi,
e causi il duol che sempre il rode e lima,
che debbo far, poi ch'io son giunto tardi,
e ch'altri a corre il frutto è andato prima?
a pena avuto io n'ho parole e sguardi,
ed altri n'ha tutta la spoglia opima.
Se non ne tocca a me frutto né fiore,
perché affligger per lei mi vuo' più il core?
La verginella è simile alla rosa,
ch'in bel giardin su la nativa spina
mentre sola e sicura si riposa,
né gregge né pastor se le avvicina;
l'aura soave e l'alba rugiadosa,
l'acqua, la terra al suo favor s'inchina:
gioveni vaghi e donne inamorate
amano averne e seni e tempie ornate.
Ma non sì tosto dal materno stelo
rimossa viene e dal suo ceppo verde,
che quanto avea dagli uomini e dal cielo
favor, grazia e bellezza, tutto perde.
La vergine che 'l fior, di che più zelo
che de' begli occhi e de la vita aver de',
lascia altrui corre, il pregio ch'avea inanti
perde nel cor di tutti gli altri amanti.
Sia Vile agli altri, e da quel solo amata
a cui di sé fece sì larga copia.
Ah, Fortuna crudel, Fortuna ingrata!
trionfan gli altri, e ne moro io d'inopia.
Dunque esser può che non mi sia più grata?
dunque io posso lasciar mia vita propia?
Ah più tosto oggi manchino i dì miei,
ch'io viva più, s'amar non debbo lei! -
Se mi domanda alcun chi costui sia,
che versa sopra il rio lacrime tante,
io dirò ch'egli è il re di Circassia,
quel d'amor travagliato Sacripante;
io dirò ancor, che di sua pena ria
sia prima e sola causa essere amante,
è pur un degli amanti di costei:
e ben riconosciuto fu da lei.
Appresso ove il sol cade, per suo amore
venuto era dal capo d'Oriente;
che seppe in India con suo gran dolore,
come ella Orlando sequitò in Ponente:
poi seppe in Francia che l'imperatore
sequestrata l'avea da l'altra gente,
per darla all'un de' duo che contra il Moro
più quel giorno aiutasse i Gigli d'oro.
Stato era in campo, e inteso avea di quella
rotta crudel che dianzi ebbe re Carlo:
cercò vestigio d'Angelica bella,
né potuto avea ancora ritrovarlo.
Questa è dunque la trista e ria novella
che d'amorosa doglia fa penarlo,
affligger, lamentare, e dir parole
che di pietà potrian fermare il sole.
Mentre costui così s'affligge e duole,
e fa degli occhi suoi tepida fonte,
e dice queste e molte altre parole,
che non mi par bisogno esser racconte;
l'aventurosa sua fortuna vuole
ch'alle orecchie d'Angelica sian conte:
e così quel ne viene a un'ora, a un punto,
ch'in mille anni o mai più non è raggiunto.
Con molta attenzion la bella donna
al pianto, alle parole, al modo attende
di colui ch'in amarla non assonna;
né questo è il primo dì ch'ella l'intende:
ma dura e fredda più d'una colonna,
ad averne pietà non però scende,
come colei c'ha tutto il mondo a sdegno,
e non le par ch'alcun sia di lei degno.
Pur tra quei boschi il ritrovarsi sola
le fa pensar di tor costui per guida;
che chi ne l'acqua sta fin alla gola
ben è ostinato se mercé non grida.
Se questa occasione or se l'invola,
non troverà mai più scorta sì fida;
ch'a lunga prova conosciuto inante
s'avea quel re fedel sopra ogni amante.
Ma non però disegna de l'affanno
che lo distrugge alleggierir chi l'ama,
e ristorar d'ogni passato danno
con quel piacer ch'ogni amator più brama:
ma alcuna fizione, alcuno inganno
di tenerlo in speranza ordisce e trama;
tanto ch'a quel bisogno se ne serva,
poi torni all'uso suo dura e proterva.
E fuor di quel cespuglio oscuro e cieco
fa di sé bella ed improvvisa mostra,
come di selva o fuor d'ombroso speco
Diana in scena o Citerea si mostra;
e dice all'apparir: - Pace sia teco;
teco difenda Dio la fama nostra,
e non comporti, contra ogni ragione,
ch'abbi di me sì falsa opinione. -
Non mai con tanto gaudio o stupor tanto
levò gli occhi al figliuolo alcuna madre,
ch'avea per morto sospirato e pianto,
poi che senza esso udì tornar le squadre;
con quanto gaudio il Saracin, con quanto
stupor l'alta presenza e le leggiadre
maniere, e il vero angelico sembiante,
improviso apparir si vide inante.
Pieno di dolce e d'amoroso affetto,
alla sua donna, alla sua diva corse,
che con le braccia al collo il tenne stretto,
quel ch'al Catai non avria fatto forse.
Al patrio regno, al suo natio ricetto,
seco avendo costui, l'animo torse:
subito in lei s'avviva la speranza
di tosto riveder sua ricca stanza.
Ella gli rende conto pienamente
dal giorno che mandato fu da lei
a domandar soccorso in Oriente
al re de' Sericani e Nabatei;
e come Orlando la guardò sovente
da morte, da disnor, da casi rei:
e che 'l fior virginal così avea salvo,
come se lo portò del materno alvo.
Forse era ver, ma non però credibile
a chi del senso suo fosse signore;
ma parve facilmente a lui possibile,
ch'era perduto in via più grave errore.
Quel che l'uom vede, Amor gli fa invisibiIe,
e l'invisibil fa vedere Amore.
Questo creduto fu; che 'l miser suole
dar facile credenza a quel che vuole.
- Se mal si seppe il cavallier d'Anglante
pigliar per sua sciocchezza il tempo buono,
il danno se ne avrà; che da qui inante
nol chiamerà Fortuna a sì gran dono
(tra sé tacito parla Sacripante):
ma io per imitarlo già non sono,
che lasci tanto ben che m'è concesso,
e ch'a doler poi m'abbia di me stesso.
Corrò la fresca e matutina rosa,
che, tardando, stagion perder potria.
So ben ch'a donna non si può far cosa
che più soave e più piacevol sia,
ancor che se ne mostri disdegnosa,
e talor mesta e flebil se ne stia:
non starò per repulsa o finto sdegno,
ch'io non adombri e incarni il mio disegno. -
Così dice egli; e mentre s'apparecchia
al dolce assalto, un gran rumor che suona
dal vicin bosco gl'intruona l'orecchia,
sì che mal grado l'impresa abbandona:
e si pon l'elmo (ch'avea usanza vecchia
di portar sempre armata la persona),
viene al destriero e gli ripon la briglia,
rimonta in sella e la sua lancia piglia.
Ecco pel bosco un cavallier venire,
il cui sembiante è d'uom gagliardo e fiero:
candido come nieve è il suo vestire,
un bianco pennoncello ha per cimiero.
Re Sacripante, che non può patire
che quel con l'importuno suo sentiero
gli abbia interrotto il gran piacer ch'avea,
con vista il guarda disdegnosa e rea.
Come è più appresso, lo sfida a battaglia;
che crede ben fargli votar l'arcione.
Quel che di lui non stimo già che vaglia
un grano meno, e ne fa paragone,
l'orgogliose minacce a mezzo taglia,
sprona a un tempo, e la lancia in resta pone.
Sacripante ritorna con tempesta,
e corronsi a ferir testa per testa.
Non si vanno i leoni o i tori in salto
a dar di petto, ad accozzar sì crudi,
sì come i duo guerrieri al fiero assalto,
che parimente si passar li scudi.
Fe' lo scontro tremar dal basso all'alto
l'erbose valli insino ai poggi ignudi;
e ben giovò che fur buoni e perfetti
gli osberghi sì, che lor salvaro i petti.
Già non fero i cavalli un correr torto,
anzi cozzaro a guisa di montoni:
quel del guerrier pagan morì di corto,
ch'era vivendo in numero de' buoni:
quell'altro cadde ancor, ma fu risorto
tosto ch'al fianco si sentì gli sproni.
Quel del re saracin restò disteso
adosso al suo signor con tutto il peso.
L'incognito campion che restò ritto,
e vide l'altro col cavallo in terra,
stimando avere assai di quel conflitto,
non si curò di rinovar la guerra;
ma dove per la selva è il camin dritto,
correndo a tutta briglia si disserra;
e prima che di briga esca il pagano,
un miglio o poco meno è già lontano.
Qual istordito e stupido aratore,
poi ch'è passato il fulmine, si leva
di là dove l'altissimo fragore
appresso ai morti buoi steso l'aveva;
che mira senza fronde e senza onore
il pin che di lontan veder soleva:
tal si levò il pagano a piè rimaso,
Angelica presente al duro caso.
Sospira e geme, non perché l'annoi
che piede o braccio s'abbi rotto o mosso,
ma per vergogna sola, onde a' dì suoi
né pria né dopo il viso ebbe sì rosso:
e più, ch'oltre il cader, sua donna poi
fu che gli tolse il gran peso d'adosso.
Muto restava, mi cred'io, se quella
non gli rendea la voce e la favella.
- Deh! (diss'ella) signor, non vi rincresca!
che del cader non è la colpa vostra,
ma del cavallo, a cui riposo ed esca
meglio si convenia che nuova giostra.
Né perciò quel guerrier sua gloria accresca
che d'esser stato il perditor dimostra:
così, per quel ch'io me ne sappia, stimo,
quando a lasciare il campo è stato primo. -
Mentre costei conforta il Saracino,
ecco col corno e con la tasca al fianco,
galoppando venir sopra un ronzino
un messagger che parea afflitto e stanco;
che come a Sacripante fu vicino,
gli domandò se con un scudo bianco
e con un bianco pennoncello in testa
vide un guerrier passar per la foresta.
Rispose Sacripante: - Come vedi,
m'ha qui abbattuto, e se ne parte or ora;
e perch'io sappia chi m'ha messo a piedi,
fa che per nome io lo conosca ancora. -
Ed egli a lui: - Di quel che tu mi chiedi
io ti satisfarò senza dimora:
tu dei saper che ti levò di sella
l'alto valor d'una gentil donzella.
Ella è gagliarda ed è più bella molto;
né il suo famoso nome anco t'ascondo:
fu Bradamante quella che t'ha tolto
quanto onor mai tu guadagnasti al mondo. -
Poi ch'ebbe così detto, a freno sciolto
il Saracin lasciò poco giocondo,
che non sa che si dica o che si faccia,
tutto avvampato di vergogna in faccia.
Poi che gran pezzo al caso intervenuto
ebbe pensato invano, e finalmente
si trovò da una femina abbattuto,
che pensandovi più, più dolor sente;
montò l'altro destrier, tacito e muto:
e senza far parola, chetamente
tolse Angelica in groppa, e differilla
a più lieto uso, a stanza più tranquilla.
Non furo iti due miglia, che sonare
odon la selva che li cinge intorno,
con tal rumore e strepito, che pare
che triemi la foresta d'ogn'intorno;
e poco dopo un gran destrier n'appare,
d'oro guernito e riccamente adorno,
che salta macchie e rivi, ed a fracasso
arbori mena e ciò che vieta il passo.
- Se l'intricati rami e l'aer fosco,
(disse la donna) agli occhi non contende,
Baiardo è quel destrier ch'in mezzo il bosco
con tal rumor la chiusa via si fende.
Questo è certo Baiardo, io 'l riconosco:
deh, come ben nostro bisogno intende!
ch'un sol ronzin per dui saria mal atto,
e ne viene egli a satisfarci ratto. -
Smonta il Circasso ed al destrier s'accosta,
e si pensava dar di mano al freno.
Colle groppe il destrier gli fa risposta,
che fu presto al girar come un baleno;
ma non arriva dove i calci apposta:
misero il cavallier se giungea a pieno!
che nei calci tal possa avea il cavallo,
ch'avria spezzato un monte di metallo.
Indi va mansueto alla donzella,
con umile sembiante e gesto umano,
come intorno al padrone il can saltella,
che sia duo giorni o tre stato lontano.
Baiardo ancora avea memoria d'ella,
ch'in Albracca il servia già di sua mano
nel tempo che da lei tanto era amato
Rinaldo, allor crudele, allor ingrato.
Con la sinistra man prende la briglia,
con l'altra tocca e palpa il collo e 'l petto:
quel destrier, ch'avea ingegno a maraviglia,
a lei, come un agnel, si fa suggetto.
Intanto Sacripante il tempo piglia:
monta Baiardo e l'urta e lo tien stretto.
Del ronzin disgravato la donzella
lascia la groppa, e si ripone in sella.
Poi rivolgendo a caso gli occhi, mira
venir sonando d'arme un gran pedone.
Tutta s'avvampa di dispetto e d'ira,
che conosce il figliuol del duca Amone.
Più che sua vita l'ama egli e desira;
l'odia e fugge ella più che gru falcone.
Già fu ch'esso odiò lei più che la morte;
ella amò lui: or han cangiato sorte.
E questo hanno causato due fontane
che di diverso effetto hanno liquore,
ambe in Ardenna, e non sono lontane:
d'amoroso disio l'una empie il core;
chi bee de l'altra, senza amor rimane,
e volge tutto in ghiaccio il primo ardore.
Rinaldo gustò d'una, e amor lo strugge;
Angelica de l'altra, e l'odia e fugge.
Quel liquor di secreto venen misto,
che muta in odio l'amorosa cura,
fa che la donna che Rinaldo ha visto,
nei sereni occhi subito s'oscura;
e con voce tremante e viso tristo
supplica Sacripante e lo scongiura
che quel guerrier più appresso non attenda,
ma ch'insieme con lei la fuga prenda.
- Son dunque (disse il Saracino), sono
dunque in sì poco credito con vui,
che mi stimiate inutile e non buono
da potervi difender da costui?
Le battaglie d'Albracca già vi sono
di mente uscite, e la notte ch'io fui
per la salute vostra, solo e nudo,
contra Agricane e tutto il campo, scudo? -
Non risponde ella, e non sa che si faccia,
perché Rinaldo ormai l'è troppo appresso,
che da lontan al Saracin minaccia,
come vide il cavallo e conobbe esso,
e riconohbe l'angelica faccia
che l'amoroso incendio in cor gli ha messo.
Quel che seguì tra questi duo superbi
vo' che per l'altro canto si riserbi.
Avevamo lasciato Ferrau' e Rinaldo ad un bivio. Non sapendo dove andare i due si dividono, uno prende una strada, l'altro per l'altra.
Ferrau' inforca la strada e gira e gira e gira per il bosco fino a ritrovarsi al punto di partenza.
Giornata sfigata, niente da dire. Vabbe', almeno puo' recuperare il suo elmo.
Senonche' "suo" e' una parola grossa: l'elmo in realta' e' di Argalia, fratello di Angelica, e glielo aveva preso dopo averlo sfidato a duello ed ucciso. Ed e' nel fiume che, sorpresa, appare proprio il fantasma di Argalia che, indispettito, si riprende l'elmo.
«
Argalia quindi se ne va. E Ferrau' sbianca. E Ferrau' era nero! Era rimasto zitto ed interdetto (anche perche', diciamo, se ti compare il fantasma di uno che hai ammazzato personalmente ti viene da pensare che forse forse se la sia anche presa) e dopo la scomparsa del fantasma decide che non avrebbe piu' indossato un elmo fino a quando non avesse sconfitto Orlando a duello.
Si impone una nota a margine: Ferrau', grazie ad un incantesimo, e' totalmente invulnerabile tranne che nell'ombelico. E sull'ombelico ha una corazza GROSSA (mi pare qualcosa come sette strati di acciaio) quindi andare in giro senza elmo non e' che fosse 'sto grande svantaggio rispetto agli altri.
Ma lasciamo stare Ferrau'. Guardiamo Rinaldo.
Rinaldo seguendo la sua strada trova... Baiardo, il suo cavallo. Meglio che niente, si potrebbe dire, se non fosse che il cavallo deve averlo preso in antipatia e scappa di gran carriera, inseguito dal suo cavaliere.
...diciamo che lasciamo stare Rinaldo. Andiamo da Angelica che, corri e corri, arriva ad una radura. Convinta di essere abbastanza lontana da Rinaldo si ferma, lascia riposare il cavallo e trova un nascondiglio perfetto in un cespuglio sotto due alberi sulla riva di un fiume. Lei si sdraia e, bam!, si addormenta secca e riesce a riposare.
Per circa 3 minuti e 29 secondi.
Passato questo tempo sente dei passi: c'e' un uomo che si avvicina, smonta da cavallo, si avvicina alla riva e resta cosi' a capo chino per un'oretta.
UN'ORA.
Sospetto che Angelica dopo qualche minuto sia tornata secca a dormire.
Dopo si mette a piangere come un vitello. «Me l'hanno portata via! Una vergine e' come una rosa in un giardino, dopo che e' stata colta perde tutto! Me l'hanno portata via! Voglio morire! La mia vita non ha piu' senso!» ed altre uscite da emo quindicenne.
Angelica lo riconosce: e' Sacripante, re di Circassia, un altro di quelli
Angelica, ovviamente, sente tutto quanto. Il pensiero che le attraversa la mente si riassume in "[imprecazione], un altro! E un altro STUPIDO! Ma uno, UNO normale no? Vabbe', se non altro magari questo mi tira fuori da questo labirinto di alberi"
Angelica salta fuori dal nascondiglio e si spertica in lodi per Sacripante, che era venuto a liberarla attraversando mezzo mondo, e per Orlando che le aveva conservato il "virginal dono".
Sacripante, saputo che la fanciulla era li ed era ancora vergine, all'inno di "se Orlando e' stato fesso abbastanza da non prendersela, io col ca220 che me la faccio scappare", fece un rapido preventivo del numero di posizioni in cui si sarebbe schiacciato Angelica li ed ora, seduta stante, sotto gli alberi in riva al fiume. E qualora si fosse mostrata disdegnosa, sapeva che fingeva e che le sarebbe piaciuto, OVVIAMENTE.
Arrivato ad un onesto preventivo di diciannove posizioni, Sacripante si preparava gia' al "dolce assalto" quando sente un gran rumore in avvicinamento. Bestemmia a mezza bocca, sbuffa e si rimette in sella.
Dal bosco spunta un cavaliere in armatura bianca splendente ed un pennacchio bianco. Sacripante, incazzato nero perche' l'ha interrotto, parte alla carica. L'impatto e' tremendo e ad avere la peggio e' il cavallo di Sacripante che muore e cade sul suo cavaliere. Il cavaliere bianco vede la scena, scuote la testa e, senza dire una parola, se ne va.
Sacripante e' nero di vergogna.
E' stato disarcionato.
E' stato disarcionato davanti ad Angelica.
Vergognissima.
Angelica, imbarazzata, se ne esce con un «Beh, ma e' colpa del cavallo, era stanco, non era colpa vostra» ed altre scuse del genere, pensando "se questo emo adesso si suicida per la vergogna io da 'sto bosco non ne esco prima dei sessant'anni".
In quella spunta un paggio che corre a perdifiato dalla stessa direzione da cui e' giunto il cavaliere bianco. Si avvicina e chiede «Avete visto per caso un cavaliere con un pennacchio bianco?»
Sacripante sbotta «Si, che l'ho visto, mi ha abbattuto, dimmi chi e' che mi vendico!»
«Ehm... si, so il nome: si chiama Bradamante, signore, e' una... donna. Una donna molto forte in battaglia, si, ecco, io andrei, s'e' fatto tardi e...»
Il volto di Sacripante aveva assunto alcune sfumature di colore tra il ciano ed il magenta, cosa che ragionevolmente aveva inquietato il ragazzo.
Ma vediamola dal punto di vista del paggetto: sta inseguendo Bradamante, una guerriera, e si ritrova il re dei Circassi disarcionato col cavallo morto. Il paggetto sa cosa e' successo e resta sul vago, Sacripante (stupido come un mattone rotto, ricordiamo) gli spiega che l'ha abbattuto e chiede pure informazioni. Al che il paggetto risponde e se la fila.
Ritorniamo da Sacripante. E' stato disarcionato, davanti ad Angelica, da una donna. Non era piu' dell'umore giusto per condurre il "dolce assalto" e, scornato, comincia a scortare Angelica.
Passano pochi minuti ed ecco che spunta Baiardo dal bosco. Angelica riconosce il cavallo di Rinaldo e, dopo poco, eccolo spuntare fuori. Angelica chiede di andar via ma Sacripante, gradasso, «Fidatevi di me, a quello penso io»
Occorre una breve nota in merito: originariamente Angelica era innamorata persa di Rinaldo e Rinaldo la detestava. Una fonte magica a cui hanno bevuto entrambi ha trasformato l'amore in odio e viceversa. Quindi in molti sono ancora disorientati dalla cosa.
Il resto nella prossima emozionante bat-puntata!
lunedì 19 agosto 2013
Fantasy italiano
Il primo che nomina la Troisi riceve un buono gratis per un baffanculo. Cosi', per partire bene.
Parliamo di storie fantasy piu' serie.
L'Orlando Furioso e' un poema epico del '500 scritto da Ludovico Ariosto.
Ed e' geniale. Sul serio.
E' obiettivamente una lettura un po' piu' impegnata di "La principessa Raggio di Sole e il cane puzzolente" ma, devo ammettere, soddisfacente.
A parte lo stile di scrittura, considerare che e' un'opera che ha 5 secoli di bagaglio culturale in meno e una gestione di trame e sottotrame migliore di molte opere piu' recenti fa riflettere.
Lo sto rileggendo. Devo ammettere che riparafrasando alcuni pezzi e'... illuminante. Spiego con la prima scena, che mi ha colpito (e che avevo dimenticato).
Ora, rivediamo il tutto:
Pochi giorni prima della battaglia era nata una disputa tra il conte Orlando e suo cugino Rinaldo: entrambi scalpitavano... "infiammati di passione", diciamo, ecco, diciamo cosi', per la "rara bellezza" (di Angelica, principessa del Catai). Re Carlo non era per nulla contento della lite perche' distraeva i due cavalieri dalla guerra e quindi prende la donna e la consegna in custodia al duca di Baviera. «Angelica andra' a chi uccidera' piu' infedeli nella battaglia di oggi e si procurera' piu' onore sul campo di battaglia!». Facile a dirsi.
Il destino decide altrimenti: i cavalieri cristiani le prendono, l'esercito va in rotta, il duca viene fatto prigioniero e l'accampamento abbandonato. Ma senza Angelica che, trovato un cavallo e prevedendo che la giornata sarebbe stata tra le piu' sfigate, scappa in fretta e furia.
Angelica viene a sapere di aver ragione riguardo alla sfiga nel giro di qualche minuto: nel bosco trova Rinaldo che, caduto da cavallo, sta correndo disperato per cercarlo.
Rinaldo vede Angelica e sospira d'amore (si diceva cosi', all'epoca).
Angelica vede Rinaldo e impreca (non c'e' scritto ma secondo me impreca), gira il cavallo e via, in fuga! Non pensa a trovare la strada migliore ma pensa a correre. Veloce. Molto veloce. Al punto che si perde e finisce in prossimita' di un fiume.
Al fiume c'e' Ferrau', guerriero musulmano, che si era accaldato, aveva sete, voleva bere e, goffo, gli era caduto l'elmo nel fiume. Era li' che cercava quando arriva Angelica.
Ferrau' vede Angelica e sospira d'amore (Angelica produceva feromoni in quantita', si suppone).
Angelica vede Ferrau', impreca di nuovo (no, non c'e' scritto neanche qui, ma...) e manda il cavallo a briglia sciolta, in fuga, sempre piu' in fuga!
Ferrau', per cercare di compiacere Angelica, si frappone e cerca di fermare Rinaldo: i due combattono ferocemente, gli scudi si spaccano, le corazze si riempiono di ammaccature, entrambi sono ottimi guerrieri, entrambi sanno menar di spada ed entrambi se le danno di santa ragione.
Rinaldo, pero', ad un certo punto sbotta con una frase che, meno ingentilita, suona come «Bello scontro, però, mentre ci meniamo, la figa laggiù sta scappando... se prima la catturassimo e ci menassimo dopo?»
Anche secondo Ferrau', in effetti, l'idea e' buona. Lo scontro viene rinviato ad un momento migliore e i due partono all'inseguimento.
«Si - dice Rinaldo - pero' io avrei perso il cavallo, non posso continuare»
«Ma non e' un problema - risponde Ferrau' - ti do un passaggio io!»
Ed ecco che i due, di due eserciti diversi, che se le sono suonate fino ad un minuto prima, cavalcano insieme alla ricerca della fanciulla. Poteredella fi dell'amore!
L'inseguimento procede fino ad incontrare l'incubo di ogni inseguitore: un bivio privo di tracce evidenti.
Ora... ammetto che le immagini che mi si formano in testa sono diverse da quelle che mi si formavano quando ero uncretino adolescente, ma l'opera e' e resta grandiosa.
Poi tocchera' alla Gerusalemme Liberata (le tocchera' venir letta, non venire stuprata in libere parafrasi, ecco).
Parliamo di storie fantasy piu' serie.
L'Orlando Furioso e' un poema epico del '500 scritto da Ludovico Ariosto.
Ed e' geniale. Sul serio.
E' obiettivamente una lettura un po' piu' impegnata di "La principessa Raggio di Sole e il cane puzzolente" ma, devo ammettere, soddisfacente.
A parte lo stile di scrittura, considerare che e' un'opera che ha 5 secoli di bagaglio culturale in meno e una gestione di trame e sottotrame migliore di molte opere piu' recenti fa riflettere.
Lo sto rileggendo. Devo ammettere che riparafrasando alcuni pezzi e'... illuminante. Spiego con la prima scena, che mi ha colpito (e che avevo dimenticato).
Nata pochi dì inanzi era una gara
tra il conte Orlando e il suo cugin Rinaldo,
che entrambi avean per la bellezza rara
d'amoroso disio l'animo caldo.
Carlo, che non avea tal lite cara,
che gli rendea l'aiuto lor men saldo,
questa donzella, che la causa n'era,
tolse, e diè in mano al duca di Bavera;
in premio promettendola a quel d'essi,
ch'in quel conflitto, in quella gran giornata,
degl'infideli più copia uccidessi,
e di sua man prestasse opra più grata.
Contrari ai voti poi furo i successi;
ch'in fuga andò la gente battezzata,
e con molti altri fu 'l duca prigione,
e restò abbandonato il padiglione.
Dove, poi che rimase la donzella
ch'esser dovea del vincitor mercede,
inanzi al caso era salita in sella,
e quando bisognò le spalle diede,
presaga che quel giorno esser rubella
dovea Fortuna alla cristiana fede:
entrò in un bosco, e ne la stretta via
rincontrò un cavallier ch'a piè venìa.
Indosso la corazza, l'elmo in testa,
la spada al fianco, e in braccio avea lo scudo;
e più leggier correa per la foresta,
ch'al pallio rosso il villan mezzo ignudo.
Timida pastorella mai sì presta
non volse piede inanzi a serpe crudo,
come Angelica tosto il freno torse,
che del guerrier, ch'a piè venìa, s'accorse.
Era costui quel paladin gagliardo,
figliuol d'Amon, signor di Montalbano,
a cui pur dianzi il suo destrier Baiardo
per strano caso uscito era di mano.
Come alla donna egli drizzò lo sguardo,
riconobbe, quantunque di lontano,
l'angelico sembiante e quel bel volto
ch'all'amorose reti il tenea involto.
La donna il palafreno a dietro volta,
e per la selva a tutta briglia il caccia;
né per la rara più che per la folta,
la più sicura e miglior via procaccia:
ma pallida, tremando, e di sé tolta,
lascia cura al destrier che la via faccia.
Di sù di giù, ne l'alta selva fiera
tanto girò, che venne a una riviera.
Su la riviera Ferraù trovosse
di sudor pieno e tutto polveroso.
Da la battaglia dianzi lo rimosse
un gran disio di bere e di riposo;
e poi, mal grado suo, quivi fermosse,
perché, de l'acqua ingordo e frettoloso,
l'elmo nel fiume si lasciò cadere,
né l'avea potuto anco riavere.
Quanto potea più forte, ne veniva
gridando la donzella ispaventata.
A quella voce salta in su la riva
il Saracino, e nel viso la guata;
e la conosce subito ch'arriva,
ben che di timor pallida e turbata,
e sien più dì che non n'udì novella,
che senza dubbio ell'è Angelica bella.
E perché era cortese, e n'avea forse
non men de' dui cugini il petto caldo,
l'aiuto che potea tutto le porse,
pur come avesse l'elmo, ardito e baldo:
trasse la spada, e minacciando corse
dove poco di lui temea Rinaldo.
Più volte s'eran già non pur veduti,
m'al paragon de l'arme conosciuti.
Cominciar quivi una crudel battaglia,
come a piè si trovar, coi brandi ignudi:
non che le piastre e la minuta maglia,
ma ai colpi lor non reggerian gl'incudi.
Or, mentre l'un con l'altro si travaglia,
bisogna al palafren che 'l passo studi;
che quanto può menar de le calcagna,
colei lo caccia al bosco e alla campagna.
Poi che s'affaticar gran pezzo invano
i dui guerrier per por l'un l'altro sotto,
quando non meno era con l'arme in mano
questo di quel, né quel di questo dotto;
fu primiero il signor di Montalbano,
ch'al cavallier di Spagna fece motto,
sì come quel ch'ha nel cuor tanto fuoco,
che tutto n'arde e non ritrova loco.
Disse al pagan: - Me sol creduto avrai,
e pur avrai te meco ancora offeso:
se questo avvien perché i fulgenti rai
del nuovo sol t'abbino il petto acceso,
di farmi qui tardar che guadagno hai?
che quando ancor tu m'abbi morto o preso,
non però tua la bella donna fia;
che, mentre noi tardiam, se ne va via.
Quanto fia meglio, amandola tu ancora,
che tu le venga a traversar la strada,
a ritenerla e farle far dimora,
prima che più lontana se ne vada!
Come l'avremo in potestate, allora
di chi esser de' si provi con la spada:
non so altrimenti, dopo un lungo affanno,
che possa riuscirci altro che danno. -
Al pagan la proposta non dispiacque:
così fu differita la tenzone;
e tal tregua tra lor subito nacque,
sì l'odio e l'ira va in oblivione,
che 'l pagano al partir da le fresche acque
non lasciò a piedi il buon figliuol d'Amone:
con preghi invita, ed al fin toglie in groppa,
e per l'orme d'Angelica galoppa.
Oh gran bontà de' cavallieri antiqui!
Eran rivali, eran di fé diversi,
e si sentian degli aspri colpi iniqui
per tutta la persona anco dolersi;
e pur per selve oscure e calli obliqui
insieme van senza sospetto aversi.
Da quattro sproni il destrier punto arriva
ove una strada in due si dipartiva.
Ora, rivediamo il tutto:
Pochi giorni prima della battaglia era nata una disputa tra il conte Orlando e suo cugino Rinaldo: entrambi scalpitavano... "infiammati di passione", diciamo, ecco, diciamo cosi', per la "rara bellezza" (di Angelica, principessa del Catai). Re Carlo non era per nulla contento della lite perche' distraeva i due cavalieri dalla guerra e quindi prende la donna e la consegna in custodia al duca di Baviera. «Angelica andra' a chi uccidera' piu' infedeli nella battaglia di oggi e si procurera' piu' onore sul campo di battaglia!». Facile a dirsi.
Il destino decide altrimenti: i cavalieri cristiani le prendono, l'esercito va in rotta, il duca viene fatto prigioniero e l'accampamento abbandonato. Ma senza Angelica che, trovato un cavallo e prevedendo che la giornata sarebbe stata tra le piu' sfigate, scappa in fretta e furia.
Angelica viene a sapere di aver ragione riguardo alla sfiga nel giro di qualche minuto: nel bosco trova Rinaldo che, caduto da cavallo, sta correndo disperato per cercarlo.
Rinaldo vede Angelica e sospira d'amore (si diceva cosi', all'epoca).
Angelica vede Rinaldo e impreca (non c'e' scritto ma secondo me impreca), gira il cavallo e via, in fuga! Non pensa a trovare la strada migliore ma pensa a correre. Veloce. Molto veloce. Al punto che si perde e finisce in prossimita' di un fiume.
Al fiume c'e' Ferrau', guerriero musulmano, che si era accaldato, aveva sete, voleva bere e, goffo, gli era caduto l'elmo nel fiume. Era li' che cercava quando arriva Angelica.
Ferrau' vede Angelica e sospira d'amore (Angelica produceva feromoni in quantita', si suppone).
Angelica vede Ferrau', impreca di nuovo (no, non c'e' scritto neanche qui, ma...) e manda il cavallo a briglia sciolta, in fuga, sempre piu' in fuga!
Ferrau', per cercare di compiacere Angelica, si frappone e cerca di fermare Rinaldo: i due combattono ferocemente, gli scudi si spaccano, le corazze si riempiono di ammaccature, entrambi sono ottimi guerrieri, entrambi sanno menar di spada ed entrambi se le danno di santa ragione.
Rinaldo, pero', ad un certo punto sbotta con una frase che, meno ingentilita, suona come «Bello scontro, però, mentre ci meniamo, la figa laggiù sta scappando... se prima la catturassimo e ci menassimo dopo?»
Anche secondo Ferrau', in effetti, l'idea e' buona. Lo scontro viene rinviato ad un momento migliore e i due partono all'inseguimento.
«Si - dice Rinaldo - pero' io avrei perso il cavallo, non posso continuare»
«Ma non e' un problema - risponde Ferrau' - ti do un passaggio io!»
Ed ecco che i due, di due eserciti diversi, che se le sono suonate fino ad un minuto prima, cavalcano insieme alla ricerca della fanciulla. Potere
L'inseguimento procede fino ad incontrare l'incubo di ogni inseguitore: un bivio privo di tracce evidenti.
Ora... ammetto che le immagini che mi si formano in testa sono diverse da quelle che mi si formavano quando ero un
Poi tocchera' alla Gerusalemme Liberata (le tocchera' venir letta, non venire stuprata in libere parafrasi, ecco).
venerdì 19 luglio 2013
Break
Da un paio di settimane ho bloccato tutta l'attivita' relativa ai mmorpg. Niente WoW. Niente Neverwinter. Stop. La gilda di WoW e' in ferie ed ho colto l'occasione per staccare completamente.
L'effetto e' stato molto piu' ottimale del previsto. Ho trovato un botto di tempo in piu' per suonare, leggere e studiacchiarmi qualche gioco di ruolo in piu'. E mi sta piacendo. Il tempo che impegnavo era molto, molto meno di quello che impiegavo un tempo, ma era comunque una quantita' significativa, molto significativa di tempo. E devo ammettere che dormo meglio e mi sto divertendo non poco.
Mi sa che mi sa che non rinnovo, stacco tutto e tanti saluti. Mi spiace solo per le persone con cui smettero' di giocare, ma credo sara' decisamente cosi'.
Unrelated PS: Kampa, ti odio >_<
giovedì 11 luglio 2013
Cosi' tanti giochi... cosi' poco tempo...
I miei viaggi sul treno e le mie pause pranzo sono state invase da giochi di ruolo. Again. Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco l'ho relegato a "prima di andare a dormire". Non ho ancora scritto niente in merito al primo libro... e ci vorra' ancora un po' :D
Oltre a D&DNext (per cui fondamentalmente credo mi basti dire che i "teletrasporti possono essere puntati solo verso dei cerchi di teletrasporto di cui si conosca la sequenza di attivazione" e "in molti hanno uno spiritello-famiglio-messaggero") un altro giochillo mi ha distratto.
Non tanto per il gioco in se', quanto per il fatto che ha del materiale che consente di convertire agilmente WoD in un regolamento fantasy (ok, Computer e Firearms vanno ribattezzate ma ci siamo capiti).
Solo che voglio giocare, adesso. Giocare, non masterizzare. Uffa.
Oltre a D&DNext (per cui fondamentalmente credo mi basti dire che i "teletrasporti possono essere puntati solo verso dei cerchi di teletrasporto di cui si conosca la sequenza di attivazione" e "in molti hanno uno spiritello-famiglio-messaggero") un altro giochillo mi ha distratto.
Non tanto per il gioco in se', quanto per il fatto che ha del materiale che consente di convertire agilmente WoD in un regolamento fantasy (ok, Computer e Firearms vanno ribattezzate ma ci siamo capiti).
Solo che voglio giocare, adesso. Giocare, non masterizzare. Uffa.
martedì 9 luglio 2013
Dettagli cambiarealtà
AVVERTENZA
Stanno per arrivare serie pippe mentali su giochi di ruolo ed ambientazioni e su come "incantesimi e roba del genere" cambierebbero le abitudini/leggi/preoccupazioni normali. Sapevatelo e leggete a vostro rischio e pericolo dopo l'immagine.
Dopo una birrina mi sono ritrovato a pensare un pochino all'incantesimo/concetto di teletrasporto in D&D/in un qualsiasi gioco di ruolo, fantasy o meno.
Tecnicamente e' un buco, enorme, nei confini di uno stato. Manda quasi a quel paese il concetto stesso di confine perche' un'eventuale minaccia alla nazione puo' potenzialmente arrivare sempre da qualsiasi punto interno ad essa e non solo.
Pensiamo l'esistenza della possibilita' di teletrasporto "a la" D&D classico (il mago pensa ad un posto, "oppiiisolenosamatzka!" e si ritrova istantaneamente in un altro) ora ai giorni nostri: violerebbe ciuffi di leggi sull'immigrazione e tutto quello che regolamenta una qualsiasi dogana, oltre ad essere un buco per l'importazione/esportazione di merci illegali, latitanti o terroristi. O eserciti. O rifornimenti.
Allo stesso modo, incantesimi come Creare cibo ed acqua o la piu' classica Palla di fuoco sono dei cambiamenti grossi in un ambiente fantasy medievaleggiante come D&D: il primo cambia di non poco il concetto di assedio di una citta', che puo' permettersi di rigenerare scorte di cibo molto piu' a lungo, e di carestia; la seconda cambierebbe le tattiche di guerra allo stesso modo in cui le hanno cambiate le granate e le armi esplosive, facendo passare gli eserciti da legioni in marcia in formazione compatta a gruppi sparpagliati e ben coordinati.
Altro cambiamento di realta' e' con gli incantesimi di divinazione: un incantesimo brucia o equivale a un grosso lavoro di intelligence. Poter lanciare un incantesimo di Scrutare ed assistere alle riunioni tattiche degli avversari da un vantaggio grosso. Quanto e' ragionevole pensare che venga utilizzato e che vengano prese contromisure?
Da cui sto ragionando un po'. Molti di questi artifici incidono sulle abitudini consolidate dipendentemente dalla diffusione e dal grado di minaccia effettiva.
Se il numero di persone in grado di lanciare la Palla di fuoco e' una per ogni nazione difficilmente impattera' sulle tattiche belliche (salvo che non sia noto, tipo "l'esercito degli elfi ha un mago che lancia la palla di fuoco", lo sai e allora se ti ci scontri prendi provvedimenti), un teletrasporto puo' averlo pure una persona sola ma quella persona probabilmente verra' controllata in qualche modo.
Un esempio scemo: internet non era diffusa negli anni '90 e praticamente nessuno si era preso la briga di fare leggi riguardanti BBS e simili.
Nemmeno le bombe atomiche erano cosi' diffuse, tuttavia qualche leggina in materia si eran presi la briga di farla.
Per come sto strutturando l'ambientazione, quindi, dovrei aggiustare il tiro qui e la.
Quasi certamente modificherei l'incantesimo di teletrasporto in maniera simile (non proprio uguale) a come e' fatto in quarta edizione.
Mumble.
Stanno per arrivare serie pippe mentali su giochi di ruolo ed ambientazioni e su come "incantesimi e roba del genere" cambierebbero le abitudini/leggi/preoccupazioni normali. Sapevatelo e leggete a vostro rischio e pericolo dopo l'immagine.
Dopo una birrina mi sono ritrovato a pensare un pochino all'incantesimo/concetto di teletrasporto in D&D/in un qualsiasi gioco di ruolo, fantasy o meno.
Coscienza: MaDdi3, piccino mio, perche' ti stai tirando 'ste tare mentali inutili?
MaDdi3: coscienza, cara la mia rompic... carissima, perche' se devo inventarmi un'ambientazione per D&D o per un qualsiasi gioco fantasy sono cose a cui pensare, altrimenti finisco come l'ultima volta dove ci sono guardie e milioni di incantesimi ai confini e poi c'e' sempre qualcuno che si teletrasporta a destra e a sinistra come uno stronzo, rendendo inutili guardie e milioni di incantesimi al confine, visto che la minaccia maggiore sono loro e non il mendicante che arriva per i cazzi sua.
Coscienza: ok, ma non sudare
MaDdi3: wtf?
Tecnicamente e' un buco, enorme, nei confini di uno stato. Manda quasi a quel paese il concetto stesso di confine perche' un'eventuale minaccia alla nazione puo' potenzialmente arrivare sempre da qualsiasi punto interno ad essa e non solo.
Pensiamo l'esistenza della possibilita' di teletrasporto "a la" D&D classico (il mago pensa ad un posto, "oppiiisolenosamatzka!" e si ritrova istantaneamente in un altro) ora ai giorni nostri: violerebbe ciuffi di leggi sull'immigrazione e tutto quello che regolamenta una qualsiasi dogana, oltre ad essere un buco per l'importazione/esportazione di merci illegali, latitanti o terroristi. O eserciti. O rifornimenti.
Allo stesso modo, incantesimi come Creare cibo ed acqua o la piu' classica Palla di fuoco sono dei cambiamenti grossi in un ambiente fantasy medievaleggiante come D&D: il primo cambia di non poco il concetto di assedio di una citta', che puo' permettersi di rigenerare scorte di cibo molto piu' a lungo, e di carestia; la seconda cambierebbe le tattiche di guerra allo stesso modo in cui le hanno cambiate le granate e le armi esplosive, facendo passare gli eserciti da legioni in marcia in formazione compatta a gruppi sparpagliati e ben coordinati.
Altro cambiamento di realta' e' con gli incantesimi di divinazione: un incantesimo brucia o equivale a un grosso lavoro di intelligence. Poter lanciare un incantesimo di Scrutare ed assistere alle riunioni tattiche degli avversari da un vantaggio grosso. Quanto e' ragionevole pensare che venga utilizzato e che vengano prese contromisure?
Da cui sto ragionando un po'. Molti di questi artifici incidono sulle abitudini consolidate dipendentemente dalla diffusione e dal grado di minaccia effettiva.
Se il numero di persone in grado di lanciare la Palla di fuoco e' una per ogni nazione difficilmente impattera' sulle tattiche belliche (salvo che non sia noto, tipo "l'esercito degli elfi ha un mago che lancia la palla di fuoco", lo sai e allora se ti ci scontri prendi provvedimenti), un teletrasporto puo' averlo pure una persona sola ma quella persona probabilmente verra' controllata in qualche modo.
Un esempio scemo: internet non era diffusa negli anni '90 e praticamente nessuno si era preso la briga di fare leggi riguardanti BBS e simili.
Nemmeno le bombe atomiche erano cosi' diffuse, tuttavia qualche leggina in materia si eran presi la briga di farla.
Per come sto strutturando l'ambientazione, quindi, dovrei aggiustare il tiro qui e la.
Quasi certamente modificherei l'incantesimo di teletrasporto in maniera simile (non proprio uguale) a come e' fatto in quarta edizione.
Mumble.
lunedì 1 luglio 2013
D&D... Next?
Mi hanno fatto notare che tecnicamente tecnicamente non e' che abbia mai introdotto l'articolo "D&D Next" da qualche parte sul blog quindi mi sono dilungato in dettagli quando probabilmente si poteva essere comodamente a digiuno delle parti piu' importanti.
Direi che mi tocca quindi spendere due parole in merito.
D&D Next sara' la nuova edizione di D&D. Dopo la discussa quarta edizione alla WotC hanno deciso di fare un passo indietro e tornare parecchio alle origini con un regolamento rinnovato, che mantenga le caratteristiche chiave di D&D togliendo i difetti piu' noti.
La prima sensazione che ho avuto e' un riaccostamento a un feeling molto D&D scatola rossa/AD&D.
Ma andiamo con ordine
Vantaggio e svantaggio
La meccanica piu' iconica di questa edizione si puo' dire che sia la meccanica del Vantaggio/Svantaggio. Molte delle condizioni delle edizioni precedenti (molti talenti, fiancheggiamento, alcune manovre di combattimento) vengono risolte con questa meccanica e, in linea di principio, se c'e' qualcosa di imprevisto dalle regole e' un modo facile lato DM per assegnare un bonus/malus facile.
Per riassumere, se si ha Vantaggio su un tiro si effettua il tiro due volte e si tiene il risultato migliore. Se si ha Svantaggio tiri due volte e scegli il peggiore.
Punto.
Mille condizioni di Vantaggio non cumulano tra loro e similmente gli Svantaggi. Se su un tiro ci sono sia Vantaggi che Svantaggi il tiro viene effettuato normalmente.
Puf! spariti 1084729078420 piccoli bonus diversi tipo il +2 della carica, +2 del fiancheggiamento, +1 perche' e' terreno rialzato, tolgo il modificatore alla Destrezza perche' e' sbilanciato, -1 perche' sticazzi! Vantaggio-svantaggio, fine dei giochi.
Un +1 e' per sempre
Al fianco di tutto cio' si riallinea una meccanica classica di AD&D, ovvero il fatto che la CA non cambia tantissimo. Mentre questo all'epoca, pero', si traduceva in una riduzione dell'importanza dell'armatura (tanto colpisco/mi colpiscono comunque col 2 o piu' sul d20, tanto vale) allo stato attuale delle regole la CA ha un bel valore: una CA di 20 e' una CA alta da livello 1 al 20. Certo, un guerriero di alto livello ha dei bonus al colpire e colpisce in maniera ragionevolmente piu' semplice anche una CA di 20 ma il successo non e' cosi' automatico. Un Balor, quello del post precedente, ha comunque una CA di 16 e un tiro per colpire di +8. Un guerriero con un'armatura magica e lo scudo ha CA21.
Certo, poi se ti piglia prega di essere del livello giusto perche' di danni ne fa tantini...
Di conseguenza un bonus "+1" e' e resta un bonus apprezzabile su praticamente tutti i livelli. Un Anello di Protezione da +1 alla CA (non cumulabile con altri bonus magici all'armatura) e un +1 a tutti i TS (credo non ci sia nient'altro che aumenti i TS) e' e resta un bell'oggetto magico. Al punto che nemmeno si dice piu' "Anello di Protezione +1" ma semplicemente "Anello di Protezione". Quello e'. Punto.
Le armi magiche sono per lo piu' delle armi +1 a cui affibbiare alcune caratteristiche piu' di colore.
Ne genero una completamente random, giusto d'esempio: mi e' uscito un martello Dwarven (creato dai nani, e' robusto e' difficile da danneggiare), Prophecy (ha una profezia di qualche tipo legata addosso che condurra' chi lo impugna a qualche tipo di impresa), Hidden Message (c'e' un messaggio nascosto sull'arma, visibile solo in alcune condizioni come nel fuoco o sotto la luce della luna), Hungry (il bonus dell'arma si attiva se e solo se l'arma entra in contatto con del sangue di umanoide).
Ammetto che stavo per scrivere cosa potesse essere ma mi e' venuta in mente l'idea per un'avventura quindi rimarrete con la curiosita' finche' non l'avro' fatta giocare a qualcuno u_u
Comunque il concetto e' che con questo metodo e' molto semplice "fare proprio" un oggetto magico da parte del personaggio che difficilmente potrebbe arrivare a liberarsene in quanto per lo piu' lo stesso oggetto magico mantiene un buon valore lungo tutti i livelli del personaggio senza cambiare le proprie caratteristiche. Ci sono comunque le armi piu' iconiche (e potenti) come la Frost Brand (resa molto, molto bene), la Vorpal e il Sacro Vendicatore. I bonus restano comunque contenuti (+3 e' il top che si possa trovare, ed e' TANTO).
Magia quasi Vanciana
Il sistema di spellcasting e' cambiato in maniera piuttosto piacevole. Essenzialmente uno spellcaster normale (chierico, druido, mago) diventa, per dirla "alla 3.5", uno stregone che la mattina sceglie gli incantesimi che conosce. Un mago di livello 13 alla mattina prepara 14 incantesimi (livello +1) dal proprio libro e durante la giornata ha degli "slot" di incantesimi a disposizione e puo' scegliere sul momento come assegnare quegli slot.
Prendiamo ad esempio un mago di livello 1: alla mattina potra' preparare due incantesimi (livello +1), diciamo Dardo Incantato ed Armatura Magica, e per la giornata ha a disposizione 2 slot di primo livello. Per quel giorno potra' lanciare due volte Dardo Incantato, due volte Armatura Magica o ciascun incantesimo una sola volta.
Lanciare un incantesimo con uno slot di livello piu' alto di quello strettamente necessario, inoltre, in alcuni casi intensifichera' l'incantesimo. L'incantesimo "Cura Ferite", per esempio, ora e' solo di livello 1. Ogni livello extra aumenta la cura dell'incantesimo.
Il sistema fornisce una flessibilita' molto benvoluta per alcuni tipologie di spellcaster che in determinate situazioni potevano risultare utili quanto un ladro di D&D 3.0 in un dungeon di nonmorti (specialisti in illusioni, fuoco, divinazioni, ecc). Basta avere 1-2 incantesimi giusti preparati per passare da "completamente inutili" a "un buon supporto".
La forza dell'acciaio
La CA ritorna ad essere molto AD&D-esca per un altro motivo: ce n'e' una sola. Niente piu' collezione di CA, touch, flat-footed, touch-flat-footed tipicamente terzaedizioniste o di CA/Ref/Will/Fort tipicamente quartaedizioniste. La CA e' una. Quella. Hai un incantesimo che richiede un tiro per colpire? Il fatto che abbia un tiro per colpire e non un tiro salvezza vuol dire che puo' infrangersi sullo scudo del bersaglio.
A questo associamo i Tiri Salvezza: ora sono generalmente dei check sulle caratteristiche. Su tutte e 6 le caratteristiche. Quindi Entangle chiede un TS su Strength, Fireball su Dexterity, Harm su Constitution, Maze su Intelligence, Charm su Wisdom e Holy Word su Charisma. Per dirne sei.
Modularita'
Altra caratteristica del gioco e' poi la modularita'. Potenzialmente con le regole attualmente in playtest si puo' dare il via ad un gioco molto scatolarossa-style, semplicemente ignorando i "moduli" relativi a skill, background, feat e specialty. La scheda e' composta da caratteristiche, abilita' di classe ed equip. Fine. Gli autori hanno dichiarato che il loro obiettivo era modularizzare il gioco in modo che se una componente non piacesse al gruppo di giocatori si potesse semplicemente ignorarla. Posso solo dire "Vediamo se mantengono fino in fondo".
Ci sono poi alcune "chicche" da nostalgici, come una tabellina per mischiare le pozioni, ammetto che non sentivo la cosa da D&D, quello base, rileggerlo e' stato quasi commovente. Quasi.
Diciamo che la sensazione e' molto positiva, che mi sto divorando i pacchetti di playtest praticamente non appena saltan fuori e che mi ha fatto tornare un bel po' di voglia di giocare. Non che mancasse, pero'...
Direi che mi tocca quindi spendere due parole in merito.
D&D Next sara' la nuova edizione di D&D. Dopo la discussa quarta edizione alla WotC hanno deciso di fare un passo indietro e tornare parecchio alle origini con un regolamento rinnovato, che mantenga le caratteristiche chiave di D&D togliendo i difetti piu' noti.
La prima sensazione che ho avuto e' un riaccostamento a un feeling molto D&D scatola rossa/AD&D.
Ma andiamo con ordine
Vantaggio e svantaggio
La meccanica piu' iconica di questa edizione si puo' dire che sia la meccanica del Vantaggio/Svantaggio. Molte delle condizioni delle edizioni precedenti (molti talenti, fiancheggiamento, alcune manovre di combattimento) vengono risolte con questa meccanica e, in linea di principio, se c'e' qualcosa di imprevisto dalle regole e' un modo facile lato DM per assegnare un bonus/malus facile.
Per riassumere, se si ha Vantaggio su un tiro si effettua il tiro due volte e si tiene il risultato migliore. Se si ha Svantaggio tiri due volte e scegli il peggiore.
Punto.
Mille condizioni di Vantaggio non cumulano tra loro e similmente gli Svantaggi. Se su un tiro ci sono sia Vantaggi che Svantaggi il tiro viene effettuato normalmente.
Puf! spariti 1084729078420 piccoli bonus diversi tipo il +2 della carica, +2 del fiancheggiamento, +1 perche' e' terreno rialzato, tolgo il modificatore alla Destrezza perche' e' sbilanciato, -1 perche' sticazzi! Vantaggio-svantaggio, fine dei giochi.
Un +1 e' per sempre
Al fianco di tutto cio' si riallinea una meccanica classica di AD&D, ovvero il fatto che la CA non cambia tantissimo. Mentre questo all'epoca, pero', si traduceva in una riduzione dell'importanza dell'armatura (tanto colpisco/mi colpiscono comunque col 2 o piu' sul d20, tanto vale) allo stato attuale delle regole la CA ha un bel valore: una CA di 20 e' una CA alta da livello 1 al 20. Certo, un guerriero di alto livello ha dei bonus al colpire e colpisce in maniera ragionevolmente piu' semplice anche una CA di 20 ma il successo non e' cosi' automatico. Un Balor, quello del post precedente, ha comunque una CA di 16 e un tiro per colpire di +8. Un guerriero con un'armatura magica e lo scudo ha CA21.
Certo, poi se ti piglia prega di essere del livello giusto perche' di danni ne fa tantini...
Di conseguenza un bonus "+1" e' e resta un bonus apprezzabile su praticamente tutti i livelli. Un Anello di Protezione da +1 alla CA (non cumulabile con altri bonus magici all'armatura) e un +1 a tutti i TS (credo non ci sia nient'altro che aumenti i TS) e' e resta un bell'oggetto magico. Al punto che nemmeno si dice piu' "Anello di Protezione +1" ma semplicemente "Anello di Protezione". Quello e'. Punto.
Le armi magiche sono per lo piu' delle armi +1 a cui affibbiare alcune caratteristiche piu' di colore.
Ne genero una completamente random, giusto d'esempio: mi e' uscito un martello Dwarven (creato dai nani, e' robusto e' difficile da danneggiare), Prophecy (ha una profezia di qualche tipo legata addosso che condurra' chi lo impugna a qualche tipo di impresa), Hidden Message (c'e' un messaggio nascosto sull'arma, visibile solo in alcune condizioni come nel fuoco o sotto la luce della luna), Hungry (il bonus dell'arma si attiva se e solo se l'arma entra in contatto con del sangue di umanoide).
Ammetto che stavo per scrivere cosa potesse essere ma mi e' venuta in mente l'idea per un'avventura quindi rimarrete con la curiosita' finche' non l'avro' fatta giocare a qualcuno u_u
Comunque il concetto e' che con questo metodo e' molto semplice "fare proprio" un oggetto magico da parte del personaggio che difficilmente potrebbe arrivare a liberarsene in quanto per lo piu' lo stesso oggetto magico mantiene un buon valore lungo tutti i livelli del personaggio senza cambiare le proprie caratteristiche. Ci sono comunque le armi piu' iconiche (e potenti) come la Frost Brand (resa molto, molto bene), la Vorpal e il Sacro Vendicatore. I bonus restano comunque contenuti (+3 e' il top che si possa trovare, ed e' TANTO).
Magia quasi Vanciana
Il sistema di spellcasting e' cambiato in maniera piuttosto piacevole. Essenzialmente uno spellcaster normale (chierico, druido, mago) diventa, per dirla "alla 3.5", uno stregone che la mattina sceglie gli incantesimi che conosce. Un mago di livello 13 alla mattina prepara 14 incantesimi (livello +1) dal proprio libro e durante la giornata ha degli "slot" di incantesimi a disposizione e puo' scegliere sul momento come assegnare quegli slot.
Prendiamo ad esempio un mago di livello 1: alla mattina potra' preparare due incantesimi (livello +1), diciamo Dardo Incantato ed Armatura Magica, e per la giornata ha a disposizione 2 slot di primo livello. Per quel giorno potra' lanciare due volte Dardo Incantato, due volte Armatura Magica o ciascun incantesimo una sola volta.
Lanciare un incantesimo con uno slot di livello piu' alto di quello strettamente necessario, inoltre, in alcuni casi intensifichera' l'incantesimo. L'incantesimo "Cura Ferite", per esempio, ora e' solo di livello 1. Ogni livello extra aumenta la cura dell'incantesimo.
Il sistema fornisce una flessibilita' molto benvoluta per alcuni tipologie di spellcaster che in determinate situazioni potevano risultare utili quanto un ladro di D&D 3.0 in un dungeon di nonmorti (specialisti in illusioni, fuoco, divinazioni, ecc). Basta avere 1-2 incantesimi giusti preparati per passare da "completamente inutili" a "un buon supporto".
La forza dell'acciaio
La CA ritorna ad essere molto AD&D-esca per un altro motivo: ce n'e' una sola. Niente piu' collezione di CA, touch, flat-footed, touch-flat-footed tipicamente terzaedizioniste o di CA/Ref/Will/Fort tipicamente quartaedizioniste. La CA e' una. Quella. Hai un incantesimo che richiede un tiro per colpire? Il fatto che abbia un tiro per colpire e non un tiro salvezza vuol dire che puo' infrangersi sullo scudo del bersaglio.
A questo associamo i Tiri Salvezza: ora sono generalmente dei check sulle caratteristiche. Su tutte e 6 le caratteristiche. Quindi Entangle chiede un TS su Strength, Fireball su Dexterity, Harm su Constitution, Maze su Intelligence, Charm su Wisdom e Holy Word su Charisma. Per dirne sei.
Modularita'
Altra caratteristica del gioco e' poi la modularita'. Potenzialmente con le regole attualmente in playtest si puo' dare il via ad un gioco molto scatolarossa-style, semplicemente ignorando i "moduli" relativi a skill, background, feat e specialty. La scheda e' composta da caratteristiche, abilita' di classe ed equip. Fine. Gli autori hanno dichiarato che il loro obiettivo era modularizzare il gioco in modo che se una componente non piacesse al gruppo di giocatori si potesse semplicemente ignorarla. Posso solo dire "Vediamo se mantengono fino in fondo".
Ci sono poi alcune "chicche" da nostalgici, come una tabellina per mischiare le pozioni, ammetto che non sentivo la cosa da D&D, quello base, rileggerlo e' stato quasi commovente. Quasi.
Diciamo che la sensazione e' molto positiva, che mi sto divorando i pacchetti di playtest praticamente non appena saltan fuori e che mi ha fatto tornare un bel po' di voglia di giocare. Non che mancasse, pero'...
D&DNext - Creazioni del personaggio
Questo weekend, post-grigliata, abbiamo fatto un esperimentino con D&DNext: ci siam messi ed abbiam provato a mettere a punto dei personaggi di 12mo livello da zero ed abbiam guardato un po' quanto tempo ci si metteva e cosa ne usciva.
Io ho fatto un altro esperimento, di cui parlero' in seguito.
Sono usciti dal cilindro un trio di personaggi, paladino nano, chierico umano e mago halfling, decentemente personalizzati e piuttosto efficaci in circa 40 minuti. Ad occhio fare un gruppo di personaggi di livello 3 (ufficialmente diventato il livello da cui iniziare se non si e' completamente novizi) impiega una ventina di minuti.
La prima osservazione e' che l'"appiattimento" delle regole (il regolamento si e' snellito moltissimo e l'insieme di bonus da tenere in considerazione e' molto piu' ristretto) e' piuttosto apparente: i vari incantesimi di potenziamento classici tipo Bless (+1d4 ad attacchi/TS), Prayer (+1 CA, attacco, danno, check e TS) e Divine Power (solo per Paladino, +4 a check di forza, attacco e danno) sono tutti a concentrazione, il che significa che ciascun personaggio ne puo' tenere attivo uno soltanto.
Il meccanismo di vantaggio/svantaggio alleggerisce il tutto in maniera molto efficace.
Abbiamo anche apprezzato il nuovo metodo per il calcolo del PF. Il metodo e' molto 3.5 oriented, quindi ogni livello si guadagna un dado dipendente dalla classe + il modificatore costituzione MA il risultato del dado se e' la meta' del massimo o meno vale la meta' +1.
Esempio1: il paladino ha il d10, se tira da 1 a 6 vale 6, se tira oltre vale il risultato del dado.
Esempio2: il chierico ha il d8, se tira da 1 a 5 vale 5, se tira oltre vale il risultato del dado.
Esempio3: il mago ha il d4, se tira 4 vale 4, altrimenti vale 3 (il mago e' un po' all'estremo).
La differenza piu' sostanziale di questo metodo (che ho soprannominato "metodo antibestemmia", memore di quante volte ho visto guerrieri tirare un 1 sui PF) e' che la differenza in PF si fa ben marcata e che un investimento di caratteristiche e talenti puo' portare ad appianare la differenza (il paladino con cos13 nano aveva 128PF, il chierico con cos 16 e un talento sui PF ne aveva 120).
Fatti un po' di scontri e' saltato fuori che:
a) il paladino e' un personaggio molto, molto robusto
b) un paladino con Sacro Vendicatore in mano e' molto, molto, molto robusto
c) il chierico forse ha pochi incantesimi di attacco (lancia meno incantesimi di un mago) ma finisce con l'essere decisamente corazzato
d) gli stivali alati sono giustamente un oggetto considerato "molto potente" :D
Per provare abbiamo simulato uno scontro tra i suddetti paladino + chierico del dio della guerra contro un Balor.
I due sono tecnicamente la nemesi (CA molto alta, HP molto alti, TS molto buoni, spellcaster buono/discreto) di un Balor che, tuttavia, e' un mostro di 18mo. E' andata a finire che il Balor si e' fatto male, ma se li stava giustamente masticando.
Fossero stati in 4, un teorico gruppo completo, non sono sicuro sarebbe finita meglio per il gruppo perche' l'economia delle azioni sarebbe cambiata: il Balor si sarebbe focalizzato sui membri "non nemesi" del gruppo, forzando una buona fetta di azioni sulla difensiva (il chierico difficilmente avrebbe lanciato un Ferire, quanto un Guarigione su un alleato in difficolta') e il Balor avvrebbe fatto un uso efficace delle evocazioni (ottenendo vantaggio per colpire gli avversari con CA alta).
Il sottoscritto, nel mentre, ha fatto una cosa molto old-style: ha tirato i punteggi di caratteristica in ordine (tiro per la forza... 15! Ora per la destrezza... 11! Eccetera) ed ha creato un personaggio partendo da quel vettore di caratteristiche casuale. Ne e' uscito un mago illusionista decente (partendo da Int 15 al 12mo aveva un 19 senza oggetti magici) (che comunque non esistono, oggetti magici che aumentano Int, dico) con Forza e Carisma alti. Un mago figaccione. Rarita'! :O
Sono molto tentato di provare a proporre di creare un gruppo partendo da caratteristiche cosi'. Un vero "appiattimento" e' proprio dovuto al fatto che in linea di massima di recente creando un personaggio si assegnano i punteggi di caratteristica al 100% per utilita' a scalare e non ci sono "punti di originalita'" strani su cui lavorare.
Detto fuori dai denti: da quando e' uscita la terza edizione (cioe' da quando Costituzione pompa Concentrazione, utile per lanciare incantesimi in mischia) non ho piu' visto un mago gracile.
Io ho fatto un altro esperimento, di cui parlero' in seguito.
Sono usciti dal cilindro un trio di personaggi, paladino nano, chierico umano e mago halfling, decentemente personalizzati e piuttosto efficaci in circa 40 minuti. Ad occhio fare un gruppo di personaggi di livello 3 (ufficialmente diventato il livello da cui iniziare se non si e' completamente novizi) impiega una ventina di minuti.
La prima osservazione e' che l'"appiattimento" delle regole (il regolamento si e' snellito moltissimo e l'insieme di bonus da tenere in considerazione e' molto piu' ristretto) e' piuttosto apparente: i vari incantesimi di potenziamento classici tipo Bless (+1d4 ad attacchi/TS), Prayer (+1 CA, attacco, danno, check e TS) e Divine Power (solo per Paladino, +4 a check di forza, attacco e danno) sono tutti a concentrazione, il che significa che ciascun personaggio ne puo' tenere attivo uno soltanto.
Il meccanismo di vantaggio/svantaggio alleggerisce il tutto in maniera molto efficace.
Abbiamo anche apprezzato il nuovo metodo per il calcolo del PF. Il metodo e' molto 3.5 oriented, quindi ogni livello si guadagna un dado dipendente dalla classe + il modificatore costituzione MA il risultato del dado se e' la meta' del massimo o meno vale la meta' +1.
Esempio1: il paladino ha il d10, se tira da 1 a 6 vale 6, se tira oltre vale il risultato del dado.
Esempio2: il chierico ha il d8, se tira da 1 a 5 vale 5, se tira oltre vale il risultato del dado.
Esempio3: il mago ha il d4, se tira 4 vale 4, altrimenti vale 3 (il mago e' un po' all'estremo).
La differenza piu' sostanziale di questo metodo (che ho soprannominato "metodo antibestemmia", memore di quante volte ho visto guerrieri tirare un 1 sui PF) e' che la differenza in PF si fa ben marcata e che un investimento di caratteristiche e talenti puo' portare ad appianare la differenza (il paladino con cos13 nano aveva 128PF, il chierico con cos 16 e un talento sui PF ne aveva 120).
Fatti un po' di scontri e' saltato fuori che:
a) il paladino e' un personaggio molto, molto robusto
b) un paladino con Sacro Vendicatore in mano e' molto, molto, molto robusto
c) il chierico forse ha pochi incantesimi di attacco (lancia meno incantesimi di un mago) ma finisce con l'essere decisamente corazzato
d) gli stivali alati sono giustamente un oggetto considerato "molto potente" :D
Per provare abbiamo simulato uno scontro tra i suddetti paladino + chierico del dio della guerra contro un Balor.
I due sono tecnicamente la nemesi (CA molto alta, HP molto alti, TS molto buoni, spellcaster buono/discreto) di un Balor che, tuttavia, e' un mostro di 18mo. E' andata a finire che il Balor si e' fatto male, ma se li stava giustamente masticando.
Fossero stati in 4, un teorico gruppo completo, non sono sicuro sarebbe finita meglio per il gruppo perche' l'economia delle azioni sarebbe cambiata: il Balor si sarebbe focalizzato sui membri "non nemesi" del gruppo, forzando una buona fetta di azioni sulla difensiva (il chierico difficilmente avrebbe lanciato un Ferire, quanto un Guarigione su un alleato in difficolta') e il Balor avvrebbe fatto un uso efficace delle evocazioni (ottenendo vantaggio per colpire gli avversari con CA alta).
Il sottoscritto, nel mentre, ha fatto una cosa molto old-style: ha tirato i punteggi di caratteristica in ordine (tiro per la forza... 15! Ora per la destrezza... 11! Eccetera) ed ha creato un personaggio partendo da quel vettore di caratteristiche casuale. Ne e' uscito un mago illusionista decente (partendo da Int 15 al 12mo aveva un 19 senza oggetti magici) (che comunque non esistono, oggetti magici che aumentano Int, dico) con Forza e Carisma alti. Un mago figaccione. Rarita'! :O
Sono molto tentato di provare a proporre di creare un gruppo partendo da caratteristiche cosi'. Un vero "appiattimento" e' proprio dovuto al fatto che in linea di massima di recente creando un personaggio si assegnano i punteggi di caratteristica al 100% per utilita' a scalare e non ci sono "punti di originalita'" strani su cui lavorare.
Detto fuori dai denti: da quando e' uscita la terza edizione (cioe' da quando Costituzione pompa Concentrazione, utile per lanciare incantesimi in mischia) non ho piu' visto un mago gracile.
giovedì 27 giugno 2013
Into Darkness
Sono andato a vedermi Into Darkness.
Dovendo parlarne, finirei inevitabilmente col tirar fuori qualche spoiler quindi facciamo tutti insieme bene attenzione e, se non avete problemi nel parlare dei contenuti del film, saltate oltre l'immagine qui sotto. Ci vediamo dall'altra parte ;)
HULK SPACCA!
Ah, no, quella era la recensione di Avengers, allora, dicevamo...
Mi e' piaciuto. E' uno dei film in cui non sono stato in grado di andare a predire come andava a finire perche' mi ha coinvolto sufficientemente bene da non farmi attivare il "DM Mode". Non e' cosi' automatico, il film deve prendermi bene.
Ma andiamo con ordine
Effetti speciali
Eccellenti. L'Enterprise e' splendida, i klingon mi sono piaciuti di brutto, idem la popolazione primitiva di inizio film. E' stato molto azzeccato il mantenere la sensazione di un ambiente tipicamente trekkiano con un budget ed una tecnologia piu' avanti di quarant'anni. Le navette sono ancora quelle squadrate degli anni '70, idem gli sparvieri klingon, il design della stessa enterprise ha la sezione disco estremamente anni '70 e le gondole che erano uno spettacolo per gli occhi.
Si vede anche che all'epoca i soldi non li avevano (ricordiamo che avevan fatto la colletta per prendere delle orecchie decenti a Spock), visto che l'Enterprise non li subiva mica tutti quei danni. Se si rompeva qualcosa non c'era il budget per ripararlo XD ed ogni botta che si prendeva la nave era un sobbalzo di Z sulla poltrona a fianco :D
Plot
Per alcuni il punto debole del film, a me non e' dispiaciuto. E' una struttura classica, due cattivi e i protagonisti in mezzo che oscillano nell'appoggiare l'uno o l'altro cercando di tirarsi fuori dagli impicci.
Si sentono molti temi gia' cari a Roddenberry: il senso di una guerra incombente, la dicotomia nelle forze "militari" e, soprattutto, il legame di cameratismo tra i membri dell'equipaggio-famiglia dell'Enterprise.
Un legame di amicizia e' sempre complicatino da rendere sul grande schermo senza scadere nell'imbarazzantemente melenso (tipo: nel Signore degli Anelli non ci sono riusciti, la relazione Frodo-Sam era un tantino eccessiva, ecco) qui ci si e' riusciti piuttosto bene, forse ammmiccando alla serie originale e ai film, ma secondo me rimescolare i personaggi per mettere in luce le loro componenti fuori dalla loro poltroncina e' stato un bel metodo sia per dare loro una dimensione in piu', sia per far vedere che, comunque, se si tratta di fare qualcosa per l'Enterprise nessuno dei personaggi si poteva fermare alla sua nicchia di ruolo. Per questo abbiamo un Sulu incattivito di bestia sulla poltroncina da capitano, Checkov in sala macchine a correre dietro a nuclei di curvatura instabili, Uhura che intorta i klingon facendo leva sull'onore, Bones che fa il piacione con la dottoressa, uno Scott-agente-infiltrato sulla nave dell'ammiraglio, uno Spock che architetta l'inganno contro Khan, un Kirk che si sacrifica per "le necessita' dei molti...".
Dalla sequenza dall'assalto alla nave classe dreadnought le scene mi hanno toccato. Ci sono parecchie sensazioni forti, la brutalita' e la ferocia di Khan esplodono in tutta la potenza che si poteva concepire. "E' il piu' pericoloso nemico che l'Enterprise abbia mai incontrato" e' una frase che trova compimento dopo molto poco.
Cast
Perfetto. Maledettamente perfetto, non c'e' un elemento fuori posto.
Kirk e' ben fatto, e' uno scapestrato folle che pero' non e' ancora in missione quinquennale, e' poco piu' di un cadetto ed e' ancora nel territorio della flotta stellare e risente di quello che non aveva nella serie originale: un superiore a cui dover rendere conto relativamente spesso.
Spock e' molto buono, Zachary Quinto e' stata e si conferma un'ottima scelta. La perdita di controllo c'e', il grido in questo film lo fa lui e non Kirk e ci sta, tiene sotto controllo le emozioni se sta per morire lui ma si dimostra giustamente piu' vulnerabile quando a morire e' una persona che ha a cuore. Forse, rispetto allo Spock classico lascia intravedere piu' spesso la componente umana, ma calza bene con tutto.
EDIT: mi fa notare il Kabbo che oltretutto questo e' uno Spock diverso: e' uno Spock che da giovane ha perso il suo pianeta natale mentre sua madre gli e' precipitata nell'abisso davanti agli occhi. Il tocco di instabilita' in piu' e' piu' che coerente.
Khan e' reso splendidamente. Hanno resomeglio in maniera piu' conforme a quello che ci si aspetta nel 2013 un comandante genocida geneticamente modificato per gestire un esercito, combattere e vincere. Nello scontro con la pattuglia klingon si vede quella che era una descrizione molto da Space Marine (senza l'armatura): spara, finite le munizioni usa le armi da fuoco come corpi contundenti, poi tira fuori il coltello finche' non e' inutilizzabile, poi va avanti a mani nude finche' non li ammazza tutti. Khan e' una vera macchina da guerra e, qualora non si fosse capito, lo ribadiscono quando Kirk cerca di pestarlo e si stanca.
Unico neo: la dottoressa. Il contributo di Carol Marcus alla trama si puo' riassumere approssimativamente in:
Che, intendiamoci, e' un contributo apprezzabile pero' boh, e' un personaggio che praticamente non ha fatto niente.
Quindi alla fine, calcolando che l'unico neo che mi ha lasciato un po' li son le bocce della bionda, direi che si approva u_u
Dovendo parlarne, finirei inevitabilmente col tirar fuori qualche spoiler quindi facciamo tutti insieme bene attenzione e, se non avete problemi nel parlare dei contenuti del film, saltate oltre l'immagine qui sotto. Ci vediamo dall'altra parte ;)
HULK SPACCA!
Ah, no, quella era la recensione di Avengers, allora, dicevamo...
Mi e' piaciuto. E' uno dei film in cui non sono stato in grado di andare a predire come andava a finire perche' mi ha coinvolto sufficientemente bene da non farmi attivare il "DM Mode". Non e' cosi' automatico, il film deve prendermi bene.
Ma andiamo con ordine
Effetti speciali
Eccellenti. L'Enterprise e' splendida, i klingon mi sono piaciuti di brutto, idem la popolazione primitiva di inizio film. E' stato molto azzeccato il mantenere la sensazione di un ambiente tipicamente trekkiano con un budget ed una tecnologia piu' avanti di quarant'anni. Le navette sono ancora quelle squadrate degli anni '70, idem gli sparvieri klingon, il design della stessa enterprise ha la sezione disco estremamente anni '70 e le gondole che erano uno spettacolo per gli occhi.
Si vede anche che all'epoca i soldi non li avevano (ricordiamo che avevan fatto la colletta per prendere delle orecchie decenti a Spock), visto che l'Enterprise non li subiva mica tutti quei danni. Se si rompeva qualcosa non c'era il budget per ripararlo XD ed ogni botta che si prendeva la nave era un sobbalzo di Z sulla poltrona a fianco :D
Plot
Per alcuni il punto debole del film, a me non e' dispiaciuto. E' una struttura classica, due cattivi e i protagonisti in mezzo che oscillano nell'appoggiare l'uno o l'altro cercando di tirarsi fuori dagli impicci.
Si sentono molti temi gia' cari a Roddenberry: il senso di una guerra incombente, la dicotomia nelle forze "militari" e, soprattutto, il legame di cameratismo tra i membri dell'equipaggio-famiglia dell'Enterprise.
Un legame di amicizia e' sempre complicatino da rendere sul grande schermo senza scadere nell'imbarazzantemente melenso (tipo: nel Signore degli Anelli non ci sono riusciti, la relazione Frodo-Sam era un tantino eccessiva, ecco) qui ci si e' riusciti piuttosto bene, forse ammmiccando alla serie originale e ai film, ma secondo me rimescolare i personaggi per mettere in luce le loro componenti fuori dalla loro poltroncina e' stato un bel metodo sia per dare loro una dimensione in piu', sia per far vedere che, comunque, se si tratta di fare qualcosa per l'Enterprise nessuno dei personaggi si poteva fermare alla sua nicchia di ruolo. Per questo abbiamo un Sulu incattivito di bestia sulla poltroncina da capitano, Checkov in sala macchine a correre dietro a nuclei di curvatura instabili, Uhura che intorta i klingon facendo leva sull'onore, Bones che fa il piacione con la dottoressa, uno Scott-agente-infiltrato sulla nave dell'ammiraglio, uno Spock che architetta l'inganno contro Khan, un Kirk che si sacrifica per "le necessita' dei molti...".
Dalla sequenza dall'assalto alla nave classe dreadnought le scene mi hanno toccato. Ci sono parecchie sensazioni forti, la brutalita' e la ferocia di Khan esplodono in tutta la potenza che si poteva concepire. "E' il piu' pericoloso nemico che l'Enterprise abbia mai incontrato" e' una frase che trova compimento dopo molto poco.
Cast
Perfetto. Maledettamente perfetto, non c'e' un elemento fuori posto.
Kirk e' ben fatto, e' uno scapestrato folle che pero' non e' ancora in missione quinquennale, e' poco piu' di un cadetto ed e' ancora nel territorio della flotta stellare e risente di quello che non aveva nella serie originale: un superiore a cui dover rendere conto relativamente spesso.
Spock e' molto buono, Zachary Quinto e' stata e si conferma un'ottima scelta. La perdita di controllo c'e', il grido in questo film lo fa lui e non Kirk e ci sta, tiene sotto controllo le emozioni se sta per morire lui ma si dimostra giustamente piu' vulnerabile quando a morire e' una persona che ha a cuore. Forse, rispetto allo Spock classico lascia intravedere piu' spesso la componente umana, ma calza bene con tutto.
EDIT: mi fa notare il Kabbo che oltretutto questo e' uno Spock diverso: e' uno Spock che da giovane ha perso il suo pianeta natale mentre sua madre gli e' precipitata nell'abisso davanti agli occhi. Il tocco di instabilita' in piu' e' piu' che coerente.
Khan e' reso splendidamente. Hanno reso
Unico neo: la dottoressa. Il contributo di Carol Marcus alla trama si puo' riassumere approssimativamente in:
Che, intendiamoci, e' un contributo apprezzabile pero' boh, e' un personaggio che praticamente non ha fatto niente.
Quindi alla fine, calcolando che l'unico neo che mi ha lasciato un po' li son le bocce della bionda, direi che si approva u_u
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