lunedì 19 agosto 2013

Fantasy italiano

Il primo che nomina la Troisi riceve un buono gratis per un baffanculo. Cosi', per partire bene.

Parliamo di storie fantasy piu' serie.


L'Orlando Furioso e' un poema epico del '500 scritto da Ludovico Ariosto.
Ed e' geniale. Sul serio.
E' obiettivamente una lettura un po' piu' impegnata di "La principessa Raggio di Sole e il cane puzzolente" ma, devo ammettere, soddisfacente.

A parte lo stile di scrittura, considerare che e' un'opera che ha 5 secoli di bagaglio culturale in meno e una gestione di trame e sottotrame migliore di molte opere piu' recenti fa riflettere.
Lo sto rileggendo. Devo ammettere che riparafrasando alcuni pezzi e'... illuminante. Spiego con la prima scena, che mi ha colpito (e che avevo dimenticato).




Ora, rivediamo il tutto:

Pochi giorni prima della battaglia era nata una disputa tra il conte Orlando e suo cugino Rinaldo: entrambi scalpitavano... "infiammati di passione", diciamo, ecco, diciamo cosi', per la "rara bellezza" (di Angelica, principessa del Catai). Re Carlo non era per nulla contento della lite perche' distraeva i due cavalieri dalla guerra e quindi prende la donna e la consegna in custodia al duca di Baviera. «Angelica andra' a chi uccidera' piu' infedeli nella battaglia di oggi e si procurera' piu' onore sul campo di battaglia!». Facile a dirsi.
Il destino decide altrimenti: i cavalieri cristiani le prendono, l'esercito va in rotta, il duca viene fatto prigioniero e l'accampamento abbandonato. Ma senza Angelica che, trovato un cavallo e prevedendo che la giornata sarebbe stata tra le piu' sfigate, scappa in fretta e furia.
Angelica viene a sapere di aver ragione riguardo alla sfiga nel giro di qualche minuto: nel bosco trova Rinaldo che, caduto da cavallo, sta correndo disperato per cercarlo.
Rinaldo vede Angelica e sospira d'amore (si diceva cosi', all'epoca).
Angelica vede Rinaldo e impreca (non c'e' scritto ma secondo me impreca), gira il cavallo e via, in fuga! Non pensa a trovare la strada migliore ma pensa a correre. Veloce. Molto veloce. Al punto che si perde e finisce in prossimita' di un fiume.
Al fiume c'e' Ferrau', guerriero musulmano, che si era accaldato, aveva sete, voleva bere e, goffo, gli era caduto l'elmo nel fiume. Era li' che cercava quando arriva Angelica.
Ferrau' vede Angelica e sospira d'amore (Angelica produceva feromoni in quantita', si suppone).
Angelica vede Ferrau', impreca di nuovo (no, non c'e' scritto neanche qui, ma...) e manda il cavallo a briglia sciolta, in fuga, sempre piu' in fuga!
Ferrau', per cercare di compiacere Angelica, si frappone e cerca di fermare Rinaldo: i due combattono ferocemente, gli scudi si spaccano, le corazze si riempiono di ammaccature, entrambi sono ottimi guerrieri, entrambi sanno menar di spada ed entrambi se le danno di santa ragione.
Rinaldo, pero', ad un certo punto sbotta con una frase che, meno ingentilita, suona come «Bello scontro, però, mentre ci meniamo, la figa laggiù sta scappando... se prima la catturassimo e ci menassimo dopo?»
Anche secondo Ferrau', in effetti, l'idea e' buona. Lo scontro viene rinviato ad un momento migliore e i due partono all'inseguimento.
«Si - dice Rinaldo - pero' io avrei perso il cavallo, non posso continuare»
«Ma non e' un problema - risponde Ferrau' - ti do un passaggio io!»
Ed ecco che i due, di due eserciti diversi, che se le sono suonate fino ad un minuto prima, cavalcano insieme alla ricerca della fanciulla. Potere della fi dell'amore!
L'inseguimento procede fino ad incontrare l'incubo di ogni inseguitore: un bivio privo di tracce evidenti.

Ora... ammetto che le immagini che mi si formano in testa sono diverse da quelle che mi si formavano quando ero un cretino adolescente, ma l'opera e' e resta grandiosa.
Poi tocchera' alla Gerusalemme Liberata (le tocchera' venir letta, non venire stuprata in libere parafrasi, ecco).

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