martedì 15 giugno 2010

Il Conte di Montecristo

Ho pianto.

Sul serio, ci sono stati dei punti in cui mi sono commosso. Tanto.

Questo romanzo e' scritto "male". Ripetizioni, costruzioni improbabili, dialoghi serrati pomposi.

E, per questo, e' stupendo!

Quelle ripetizioni danno un ritmo spettacolare, quei dialoghi serrati e pomposi sono naturali ed immergono il lettore in un ambiente vivido e profumato.

Edmondo Dantes, giovane in carriera che viene stroncato dall'invidia di altri, invidiosi della donna che ama, invidiosi della sua carriera, invidiosi della sua ricchezza. Chi per avere il suo posto, chi per avere la sua amata, chi per puro tornaconto personale, arrivarono a rovinarlo. A fargli perdere tutto, trascinato in prigione e dimenticato.
Tutto finche' la fatalita' non gli permise non di portare vendetta, non di portare riconoscenza, ma di essere la vendetta e la riconoscenza.

Mi sono commosso per l'arrivo inatteso di una nave in porto.
Ho assaporato la paura di chi, finalmente, non poteva piu' farla franca.
E soprattutto ho compreso che, per quanto un piano possa apparire perfetto, spesso e' il destino che ti offre cio' che e' veramente perfetto e non avevi mai considerato.

Non fatevi spaventare dal volume di pagine. Ogni singola facciata merita di essere letta. Dalla prima all'ultima sillaba.

Leggetelo.

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