E andiamo con il canto secondo... e strani incontri XD
Ingiustissimo Amor, perché sì raro
corrispondenti fai nostri desiri?
onde, perfido, avvien che t'è sì caro
il discorde voler ch'in duo cor miri?
Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,
e nel più cieco e maggior fondo tiri:
da chi disia il mio amor tu mi richiami,
e chi m'ha in odio vuoi ch'adori ed ami.
2
Fai ch'a Rinaldo Angelica par bella,
quando esso a lei brutto e spiacevol pare:
quando le parea bello e l'amava ella,
egli odiò lei quanto si può più odiare.
Ora s'affligge indarno e si flagella;
così renduto ben gli è pare a pare:
ella l'ha in odio, e l'odio è di tal sorte,
che piu tosto che lui vorria la morte.
3
Rinaldo al Saracin con molto orgoglio
gridò: - Scendi, ladron, del mio cavallo!
Che mi sia tolto il mio, patir non soglio,
ma ben fo, a chi lo vuol, caro costallo:
e levar questa donna anco ti voglio;
che sarebbe a lasciartela gran fallo.
Sì perfetto destrier, donna sì degna
a un ladron non mi par che si convegna. -
4
- Tu te ne menti che ladrone io sia
(rispose il Saracin non meno altiero):
chi dicesse a te ladro, lo diria
(quanto io n'odo per fama) più con vero.
La pruova or si vedrà, chi di noi sia
più degno de la donna e del destriero;
ben che, quanto a lei, teco io mi convegna
che non è cosa al mondo altra sì degna. -
5
Come soglion talor duo can mordenti,
o per invidia o per altro odio mossi,
avicinarsi digrignando i denti,
con occhi bieci e più che bracia rossi;
indi a' morsi venir, di rabbia ardenti,
con aspri ringhi e ribuffati dossi:
così alle spade e dai gridi e da l'onte
venne il Circasso e quel di Chiaramonte.
6
A piedi è l'un, l'altro a cavallo: or quale
credete ch'abbia il Saracin vantaggio?
Né ve n'ha però alcun; che così vale
forse ancor men ch'uno inesperto paggio;
che 'l destrier per istinto naturale
non volea fare al suo signore oltraggio:
né con man né con spron potea il Circasso
farlo a voluntà sua muover mai passo.
7
Quando crede cacciarlo, egli s'arresta;
E se tener lo vuole, o corre o trotta:
poi sotto il petto si caccia la testa,
giuoca di schiene, e mena calci in frotta.
Vedendo il Saracin ch'a domar questa
bestia superba era mal tempo allotta,
ferma le man sul primo arcione e s'alza,
e dal sinistro fianco in piede sbalza.
8
Sciolto che fu il pagan con leggier salto
da l'ostinata furia di Baiardo,
si vide cominciar ben degno assalto
d'un par di cavallier tanto gagliardo.
Suona l'un brando e l'altro, or basso or alto:
il martel di Vulcano era più tardo
ne la spelunca affumicata, dove
battea all'incude i folgori di Giove.
9
Fanno or con lunghi, ora con finti e scarsi
colpi veder che mastri son del giuoco:
or li vedi ire altieri, or rannicchiarsi,
ora coprirsi, ora mostrarsi un poco,
ora crescer inanzi, ora ritrarsi,
ribatter colpi e spesso lor dar loco,
girarsi intorno; e donde l'uno cede,
l'altro aver posto immantinente il piede.
10
Ecco Rinaldo con la spada adosso
a Sacripante tutto s'abbandona;
e quel porge lo scudo, ch'era d'osso,
con la piastra d'acciar temprata e buona.
Taglial Fusberta, ancor che molto grosso:
ne geme la foresta e ne risuona.
L'osso e l'acciar ne va che par di ghiaccio,
e lascia al Saracin stordito il braccio.
11
Quando vide la timida donzella
dal fiero colpo uscir tanta ruina,
per gran timor cangiò la faccia bella,
qual il reo ch'al supplicio s'avvicina;
né le par che vi sia da tardar, s'ella
non vuol di quel Rinaldo esser rapina,
di quel Rinaldo ch'ella tanto odiava,
quanto esso lei miseramente amava.
12
Volta il cavallo, e ne la selva folta
lo caccia per un aspro e stretto calle:
e spesso il viso smorto a dietro volta;
che le par che Rinaldo abbia alle spalle.
Fuggendo non avea fatto via molta,
che scontrò un eremita in una valle,
ch'avea lunga la barba a mezzo il petto,
devoto e venerabile d'aspetto.
13
Dagli anni e dal digiuno attenuato,
sopra un lento asinel se ne veniva;
e parea, più ch'alcun fosse mai stato,
di coscienza scrupolosa e schiva.
Come egli vide il viso delicato
de la donzella che sopra gli arriva,
debil quantunque e mal gagliarda fosse,
tutta per carità se gli commosse.
14
La donna al fraticel chiede la via
che la conduca ad un porto di mare,
perché levar di Francia si vorria,
per non udir Rinaldo nominare.
Il frate, che sapea negromanzia,
non cessa la donzella confortare
che presto la trarrà d'ogni periglio;
ed ad una sua tasca diè di piglio.
15
Trassene un libro, e mostrò grande effetto;
che legger non finì la prima faccia,
ch'uscir fa un spirto in forma di valletto,
e gli commanda quanto vuol ch'el faccia.
Quel se ne va, da la scrittura astretto,
dove i dui cavallieri a faccia a faccia
eran nel bosco, e non stavano al rezzo;
fra' quali entrò con grande audacia in mezzo.
16
- Per cortesia (disse), un di voi mi mostre,
quando anco uccida l'altro, che gli vaglia:
che merto avrete alle fatiche vostre,
finita che tra voi sia la battaglia,
se 'l conte Orlando, senza liti o giostre,
e senza pur aver rotta una maglia,
verso Parigi mena la donzella
che v'ha condotti a questa pugna fella?
17
Vicino un miglio ho ritrovato Orlando
che ne va con Angelica a Parigi,
di voi ridendo insieme, e motteggiando
che senza frutto alcun siate in litigi.
Il meglio forse vi sarebbe, or quando
non son più lungi, a seguir lor vestigi;
che s'in Parigi Orlando la può avere,
non ve la lascia mai più rivedere. -
18
Veduto avreste i cavallier turbarsi
a quel annunzio, e mesti e sbigottiti,
senza occhi e senza mente nominarsi,
che gli avesse il rival così scherniti;
ma il buon Rinaldo al suo cavallo trarsi
con sospir che parean del fuoco usciti,
e giurar per isdegno e per furore,
se giungea Orlando, di cavargli il core.
19
E dove aspetta il suo Baiardo, passa,
e sopra vi si lancia, e via galoppa,
né al cavallier, ch'a piè nel bosco lassa,
pur dice a Dio, non che lo 'nviti in groppa.
L'animoso cavallo urta e fracassa,
punto dal suo signor, ciò ch'egli 'ntoppa:
non ponno fosse o fiumi o sassi o spine
far che dal corso il corridor decline.
20
Signor, non voglio che vi paia strano
se Rinaldo or sì tosto il destrier piglia,
che già più giorni ha seguitato invano,
né gli ha possuto mai toccar la briglia.
Fece il destrier, ch'avea intelletto umano,
non per vizio seguirsi tante miglia,
ma per guidar dove la donna giva,
il suo signor, da chi bramar l'udiva.
21
Quando ella si fuggì dal padiglione,
la vide ed appostolla il buon destriero,
che si trovava aver voto l'arcione,
però che n'era sceso il cavalliero
per combatter di par con un barone,
che men di lui non era in arme fiero;
poi ne seguitò l'orme di lontano,
bramoso porla al suo signore in mano.
22
Bramoso di ritrarlo ove fosse ella,
per la gran selva inanzi se gli messe;
né lo volea lasciar montare in sella,
perché ad altro camin non lo volgesse.
Per lui trovò Rinaldo la donzella
una e due volte, e mai non gli successe;
che fu da Ferraù prima impedito,
poi dal Circasso, come avete udito.
23
Ora al demonio che mostrò a Rinaldo
de la donzella li falsi vestigi,
credette Baiardo anco, e stette saldo
e mansueto ai soliti servigi.
Rinaldo il caccia, d'ira e d'amor caldo,
a tutta briglia, e sempre invêr Parigi;
e vola tanto col disio, che lento,
non ch'un destrier, ma gli parrebbe il vento.
24
La notte a pena di seguir rimane,
per affrontarsi col signor d'Anglante:
tanto ha creduto alle parole vane
del messagger del cauto negromante.
Non cessa cavalcar sera e dimane,
che si vede apparir la terra avante,
dove re Carlo, rotto e mal condutto,
con le reliquie sue s'era ridutto:
25
e perché dal re d'Africa battaglia
ed assedio s'aspetta, usa gran cura
a raccor buona gente e vettovaglia,
far cavamenti e riparar le mura.
Ciò ch'a difesa spera che gli vaglia,
senza gran diferir, tutto procura:
pensa mandare in Inghilterra, e trarne
gente onde possa un novo campo farne:
26
che vuole uscir di nuovo alla campagna,
e ritentar la sorte de la guerra.
Spaccia Rinaldo subito in Bretagna,
Bretagna che fu poi detta Inghilterra.
Ben de l'andata il paladin si lagna:
non ch'abbia così in odio quella terra;
ma perché Carlo il manda allora allora,
né pur lo lascia un giorno far dimora.
27
Rinaldo mai di ciò non fece meno
volentier cosa; poi che fu distolto
di gir cercando il bel viso sereno
che gli avea il cor di mezzo il petto tolto:
ma, per ubidir Carlo, nondimeno
a quella via si fu subito volto,
ed a Calesse in poche ore trovossi;
e giunto, il dì medesimo imbarcossi.
28
Contra la voluntà d'ogni nocchiero,
pel gran desir che di tornare avea,
entrò nel mar ch'era turbato e fiero,
e gran procella minacciar parea.
Il Vento si sdegnò, che da l'altiero
sprezzar si vide; e con tempesta rea
sollevò il mar intorno, e con tal rabbia,
che gli mandò a bagnar sino alla gabbia.
29
Calano tosto i marinari accorti
le maggior vele, e pensano dar volta,
e ritornar ne li medesmi porti
donde in mal punto avean la nave sciolta.
- Non convien (dice il Vento) ch'io comporti
tanta licenza che v'avete tolta; -
e soffia e grida e naufragio minaccia,
s'altrove van, che dove egli li caccia.
30
Or a poppa, or all'orza hann'il crudele,
che mai non cessa, e vien più ognor crescendo:
essi di qua di là con umil vele
vansi aggirando, e l'alto mar scorrendo.
Ma perché varie fila a varie tele
uopo mi son, che tutte ordire intendo,
lascio Rinaldo e l'agitata prua,
e torno a dir di Bradamante sua.
Avevamo lasciato Angelica e Sacripante che incontrano prima il cavallo Baiardo e poi il suo cavaliere, Rinaldo, ed abbiamo ricordato che l'amore tende ad essere bastardo perche' ci si perde sempre dietro a gente che non ti caga.
Sacripante era appena montato in sella a Baiardo quando arriva Rinaldo. Rinaldo, ovviamente, vede il saracino e comincia ad urlargli contro: «Ladro! Ridammi il mio cavallo o te la faccio pagare! E ridammi anche la ragazza che non sei degno ne' di uno ne' dell'altra!»
«Ladro sarai tu, che ti volevi rubare la f... la ragazza qui, chiamami ancora cosi' che finisci male»
Dall'urlarsi dietro "Ti parcheggio le mani in faccia", "Segnati le ossa che te le mischio" e tutte queste frasi da maschio alfa all'arrivare alle mani il passo e' breve. Specie se, ricordiamo, si e' in guerra.
Il moro e' comunque a cavallo, ma il cavallo e' Baiardo, il cavallo di Rinaldo, un cavallo intelligente e che comincia a fare il gioco del padrone mettendo Sacripante in difficolta'. Sacripante si stanca subito del giochino, smonta e cominciano le botte. Mazzate sonore, menan fendenti che al confronto Vulcano faceva meno casino forgiando i fulmini di Giove fino al fendente di Rinaldo che sfascia lo scudo di Sacripante.
Una lastra d'acciaio rinforzata in osso.
Sfasciata.
Mecojoni.
Questo, approssimativamente, deve essere stato il pensiero di Angelica, la quale, visto il saraceno col braccio intorpidito e senza scudo, l'odio per Rinaldo reso fiammante dall'acqua della fonte magica, volta il cavallo e scappa nel bosco dove trova, poco distante, un vecchietto, con la barba lunga, vestito di sacco, a dorso di asinello.
Il vecchietto vede Angelica e si commuove, come un nonnino, cerca di aiutare la giovane: Angelica le chiede dove trovare un porto per andar via dalla Francia e mettere quanto piu' spazio possibile tra lei e Rinaldo.
Ora, piccolo inciso: la mia mente da giocatore di ruolo ha un detto marchiato a fuoco: lascia stare i vecchietti, perche', se in un mondo pieno di demoni, draghi, nonmorti ed altre schifezze del genere, hanno trovato il modo di diventare vecchi e non morire nel percorso, c'e' un motivo!.
L'Ariosto, in questo canto, ha dato un fondamento storico a questa fissazione.
Il vecchietto sente la richiesta e, allegro e sorridente, tira fuori un libro, dice due formule, rianima un fantasma e, tutto allegro, gli asseggna un compito.
Questa andava in giro per il bosco ed ha incontrato un necromante.
Cioe', un necromante! Un necromante gentilissimo, peraltro XD
Il fantasma fila veloce dai due che, nel mentre, si stavano ancora mazzuolando a vicenda, si butta in mezzo ai due e, con fare signorile, esclama «Per cortesia, quando avrete finito di spaccarvi le ossa a vicenda ed uno dei due arriva ad ammazzare l'altro, mi potete spiegare che cosa ne ricaverete? No, perche', sapete, il signor Orlando era di la', ha trovato la bella signorina che e' scappata da qui e se la sta portando via, peraltro sfottendovi e ridacchiando della vostra idiozia lungo il percorso. E se arriva a Parigi e la fa sua, voi non la rivedrete mai piu'. Ma continuate pure a picchiarvi, se vi va.»
Ora, da lettore, a mente fredda, vedere un fantasma che zompa fuori a caso e mi avvisa diciamo che forse un minimo di dubbio sarebbe anche potuto saltar fuori ma, nella foga del momento (e con in testa un'altra cosa, dal nome molto simile a "foga"), Rinaldo senza beh o mah, salta in groppa a Baiardo e si fionda a Parigi, cercando di intercettare il cugino e di recuperare Angelica.
Ora qualcuno potrebbe chiedersi "Ma Baiardo non era un cavallo riottoso, visto che Rinaldo lo stava inseguendo da due giorni?". Legittimo. In realta' Baiardo e' molto fedele al padrone e molto intelligente: in questi due giorni non e' scappato da Rinaldo ma si e' fatto inseguire mentre seguiva le tracce di Angelica, consentendo al suo padrone di ritrovarla. Sentito il fantasma gli ha creduto anche lui e si fionda al galoppo, sperando di far cosa gradita al padrone.
Rinaldo, nel mentre, e' incazzato nero con il cugino: gli sta portando via la f... Angelica, non stando ai patti e sfottendolo e, nel percorso, progetta nuovi e bizzarri metodi per strappargli il cuore e giocarci a pallavolo.
Cavalca cavalca ed arriva all'accampamento del bastonato esercito di re Carlo. Il re si sta gia' preparando all'assedio e sta recuperando gente, vettovaglie e scorte di materiali per riparare le mura e progettando di recuperare risorse in Inghilterra dove, eventualmente, preparare un accampamento secondario per radunare le forze e ripartire alla battaglia.
Nel momento in cui vede Rinaldo gli affida subito la missione: «Vai in Bretagna e preparami tutto cio' che serve per proseguire la battaglia!». Cosi', subito, quasi senza lasciarlo smontare da cavallo.
Pare che, in tutta la storia, questo fosse l'ordine meno apprezzato da Rinaldo che, comunque, a malincuore, esegue: arriva a Calé dopo poche ore e si imbarca il giorno stesso.
Poteva andare tutto liscio? Naturalmente no! Arriva la tempesta perfetta e la nave comincia a venir sballottata chissa' dove, con i marinai che cercando di dirigersi via e il Vento che gli taglia la strada perche' non vuole stare da solo.
Lasciamo Rinaldo alle prese con il mal di mare: il prossimo giro e' il turno di Bradamante!
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